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In ricordo di Carlo Falvella: una storia nostra, la fine dell'innocenza

IN MEMORIAM


Nulla sarebbe stato più come prima,

è l'inizio della tragicità degli anni di piombo.

A Salerno, in quell'estate, nell'estate del '72, fu tracciato un solco, la nostra storia, la storia della destra, dei giovani militanti missini, scossa da uno degli omicidi politici più brutali di quella stagione di sangue.


Questa è la storia Carlo,

uno studente universitario di filosofia, un ragazzo come noi,

un ragazzo con un'idea.

Un'idea che in una democrazia troppo spesso sbilanciata, non poteva trovare spazio per un confronto, spazio per una sana discussione anche appassionata, ma solo lo scontro fisico, l'aggressione.


Qualcuno aveva deciso che poteva esistere una democrazia

con idee giuste ed idee da demonizzare.


Qualcuno si era arrogato il diritto di poter usare la violenza,

qualcuno si era arrogato il diritto di poter anche uccidere.


Carlo fu la prima vera vittima,

finì l'innocenza di quei giovani appassionati.


L'innocenza di giovani patrioti,

non conformi alla diffusa tendenza

di idolatrare uno straccio rosso.


Il 7 luglio 1972,

sul Lungomare Trieste di Salerno, verso le 19.30,

Ci fu un primo diverbio fra Carlo e l'allora trentatreenne Giovanni Marini in compagnia di un suo amico Gennaro Scariati,

entrambi erano aderenti ai gruppi anarchici.


Due ore dopo, in via Velia,

si ripeté il diverbio,

agli anarchici si aggiunse

Francesco Mastrogiovanni.

Marini nel frattempo si era recato a casa e si era armato di un coltello.


Il Marini decise di porre fine alla vita

di Carlo, ferocemente e con volontà di uccidere indirizzò violentissimi fendenti nei confronti di quest'ultimo.


Carlo cercò di difendersi, ma purtroppo quei colpi lo portarono alla morte.


Lo sdegno e la condanna del mondo politico a quell'episodio, nei giorni a seguire non furono unanimi, anzi il PSI di allora non si espresse assolutamente, la federazione locale del PCI condannava l'accaduto, ma poneva in essere alcune precisazioni, un omicidio, un brutale accoltellamento avvenuto, ma solo perché esistevano fantomatiche provocazioni fasciste, come se si potesse giustificare così un omicidio.


Poi ancora, Soccorso Rosso,

che più tardi per altri brutali omicidi politici, sempre nei confronti di ragazzi di Destra,

sarà ancora di salvataggio

di altri assassini.


Ma il più vile fra tutti sarà sempre il buio dimenticatoio nella quale di vogliono gettare queste storie.

Il non ricordare, perdere la memoria, sarà il più grande torto che possiamo fare a Carlo ed a tanti altri ragazzi, ragazzi che con la vita hanno pagato un certo esistere, un certo essere.


Carlo, ancora, a 51 anni dalla sua morte, non sarà dimenticato, ci siamo ancora noi ad onorare la sua memoria.

Un oceano di ragazzi e ragazze, da ogni angolo d'Italia,

a ribadire ancora, con forza e fermezza che Carlo è vivo e lotta insieme a noi!


Mattia Diego Calorio


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