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I Russi avanzano su Pokrovsk, ma per l’Occidente è la nebbia filo-russa che vince la guerra

Il Presente rimane saldamente schierato al fianco del popolo ucraino nella difesa della propria patria dall'invasore russo, nonostante la follia della narrazione occidentale.

Il direttore e la Redazione


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I Russi avanzano su Pokrovsk


I Russi stanno entrando a Pokrovsk. Secondo alcune fonti, i primi trecento soldati di Mosca stanno avanzando verso il centro della città ucraina. Ma non solo, secondo Artem Pribilnov, capo del dipartimento comunicazioni della 155ª Brigata Separata delle Forze Armate della RSS Ucraina, i Russi avrebbero pronti diecimila uomini nel settore sud di Pokrovsk.

Il successo dell’azione, riportano i media occidentali, sarebbe da imputare a una “improvvisa” nebbia filo-russa, che non consentirebbe ai droni ucraini di colpire.

Il fattore climatico è sempre stato fondamentale in ogni guerra. Nel 2020, per esempio, le forze del Karabakh armeno speravano nelle condizioni climatiche sfavorevoli per rallentare i colpi dei droni azeri. Detto questo, risulta difficile pensare che la sola nebbia abbia garantito il successo dell'avanzata alle forze russe.


La difesa ucraina è in crisi

Oggi i problemi della difesa ucraina sono molteplici. Le forze di Mosca martellano con artiglierie e mortai e, soprattutto, dispongono di una superiorità aerea schiacciante, che pesa sugli equilibri, come ribadito dal Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, Andriy Gnatov.


«Sfortunatamente, non possiamo abbattere costantemente i loro Su-35, che sganciano questi KAB e causano danni ingenti. Distruggono le nostre aree fortificate, riducendo persino il cemento in sabbia», ha dichiarato.


Questo, ovviamente, pesa sui soldati e sul morale. Le forze di Kiev si trovano in netta inferiorità numerica, come ribadito da Zelensky il 9 novembre, con le forze nemiche che ammonterebbero 170.000 soldati. Un rapporto di 8 russi per ogni ucraino.


Le trincee sono sguarnite, martoriate e, quindi, difficilmente difendibili. Gli Ucraini protraggono la durata dei turni al fronte, per sopperire alla carenza di reclute, e, allo stesso tempo, spesso le nuove leve arrivano in prima linea non adeguatamente preparate.


È questo, a cui si aggiungono fattori non trascurabili, come la dimensione psicologica (che già un’autorità del passato come Von Clausewitz dà per acquisita), e non solo la nebbia, che determina la compattezza o lo sgretolamento delle linee e del fronte intero.


L’importanza strategica di Pokrovsk


Questa località, nel Donbass, è un punto fondamentale (lo ha sottolineato in più occasioni Putin): il controllo del centro urbano significherebbe un'altra grande città occupata, dopo Bakhmut nel 2023 e Avdiivka nel 2024.


Pokrovsk è uno snodo di valore per Kiev, da lì si controllano assi viarie e ferroviarie importanti per muovere uomini e mezzi nel fronte centrale, è un punto logistico per mantenere la presa ucraina su Donetsk.


Inoltre, l’eventuale caduta aprirebbe un varco di centinaia di chilometri. Un varco che dà sulla steppa, quindi privo di barriere naturali. In tal modo, le forze russe potrebbero puntare direttamente al cuore del sistema difensivo di Kiev, la cintura delle fortezze Kostyantynivka, Druzhkivka, Kramatorsk e Sloviansk.


L’operazione di Mosca non è sottovalutabile, mantenendo la pressione nell’area di Pokrovsk costringerà Kiev a schierare brigate e riserve, truppe che, ovviamente, non potranno essere impegnate su altri fronti.


Quindi, indipendentemente dalla nebbia e nonostante gli aiuti, il sostegno e, soprattutto, gli slogan europei e americani, i Russi avanzano.


La lezione di cui l'Occidente dovrebbe iniziare a prendere atto


Se nella prima fase del conflitto, Mosca si è lanciata su Kiev con azioni lampo, la tattica ora è completamente diversa, e forse l’Occidente dovrebbe iniziare a prenderne atto. Le forze russe, con droni e artiglieria, annientano, logorano e colpiscono in modo chirurgico.


I Russi hanno appreso come vincere questi “pezzi del conflitto” durante la Guerra civile siriana, combattuta soprattutto nei contesti urbani, con mezzi moderni a disposizione.

Lo svolgimento del conflitto è paradossale: se, da un lato, assistiamo a una guerra condotta in vecchio stile, quindi con trincee, filo spinato, artiglieria, fango, fame e freddo, revival impressionante della Prima guerra mondiale. Dall'altro vediamo coinvolta la tecnologia moderna, soprattutto i droni, che la fanno da padroni nei cieli e segnano, davvero, la differenza.


La strategia lenta e terribile del logoramento non lascia spazio a molte possibilità. È una tattica che colpisce gli Ucraini da un lato e stordisce gli alleati di Kiev dall’altro.


Vale ancora oggi la battuta del Generale Kutuzov che, trovatosi ad assumere il comando delle forze russe contro Napoleone, si vide domandare da un parente se ritenesse davvero possibile battere l'Imperatore di Francia. Il comandante, però, rispose candidamente: «No, non spero di batterlo, ma ingannarlo sì!»


Spostandoci, di un po’, in Asia, la situazione odierna dell’Ucraina (carenza di uomini e mezzi, indebolimento del fronte intero e, non meno importante, una sfilza di ministri dimissionari), è riassumibile nella massima del generale cinese Sun Tzu.


«Nel suo Trattato sull'arte della guerra scrive: "Ora, quando le tue armi saranno spuntate, il tuo ardore caduto, la tua forza esaurita e il tuo tesoro speso, altri comandanti spunteranno per cercare di avvantaggiarsi della situazione. Allora nessun uomo, per quanto saggio, sarà capace di evitare l'inevitabile».


Alessio Benassi

 
 
 

1 commento


Ospite
un giorno fa

È solo questione di tempo la Russia si nutre e vive di guerra solo lei potrà decidere quando fermarsi

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