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Che serie di M. Non-recensione de «Il figlio del secolo»

Aggiornamento: 20 gen


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Il debutto televisivo di M. Il figlio del secolo


M. il figlio del secolo ha fatto il suo debutto in televisione. Dopo tanta (ma tanta, tanta) pubblicità, il lavoro del regista Joe Wright, tratto dai libri di Antonio Scurati, sta inondando l'etere, i social e la stampa.


Il viso di Luca Marinelli, che interpreta un Benito Mussolini ( che non sarebbe difficile scambiare per Pinguino, noto antagonista di Batman), è ovunque. Il poverino, da antifassista dichiarato, ha raccontato di aver fatto piangere la nonna che, prontamente, deve avergli aumentato la dose di pastasciutta antifascista, come pena per aver aver interpretato l'istrionico figliuolo di Romagna.


I romanzi di Scurati e la serie sono fatti per vendere


Sta di fatto, che questa miniserie, così come i libri del signor Scurati, sono un insieme di cliché e luoghi comuni, ben lungi dalla realtà storica; a suo tempo vari storici onesti, come Galli Della Loggia, avevano criticato gli errori di quei testi.


Ma ciò è "normale", qui, infatti, nessuno intendeva realizzare una serie storicamente accurata, che permetta, a un secolo di distanza dai fatti, di comprendere meglio quanto avvenuto. L'unica cosa che si voleva realizzare è ciò che è stato effettivamente prodotto: il solito mappazzone sul fascismo, quel solito mappazzone che, comunque vada, venderà, perché il danaro è sempre danaro.


 Il fascino immortale della figura di Mussolini


In fin dei conti a Sinistra il fascismo e, soprattutto, la figura di Mussolini interessano, la odiano e la amano, vogliono cancellarla, ma poi la usano ovunque e in ogni occasione. Mussolini è, e rimarrà in eterno, la figura più odiata dalla Sinistra italiana. Perché? Beh perché egli è il socialista che, espulso, è riuscito esattamente dove i socialisti e i comunisti del '900 hanno fallito, cioè nel raggiungere il potere e il governo e, quindi, nel poter imprimere la propria ideologia sulla nazione.


Questo figlio di fabbro, dal suo giornale, riuscì nel giro di poco tempo a destreggiarsi in un panorama assai complesso, quale quello italiano del primo dopoguerra. La Sinistra, durante il Biennio Rosso, si diceva pronta a fare la Rivoluzione, dopo la Russia anche l'Italia, dicevano, avrebbe visto la Rivoluzione socialista e così fu, ma per mano di Mussolini.


Mussolini ha ucciso la democrazia?


In quegli anni, le tensioni sociali e la situazione economica, condizionarono notevolmente la vita politica della nazione. Gli scontri c'erano, ed erano all' ordine del giorno; la violenza, di tutti i colori, era armata. In tal proposito ricordo le parole di Indro Montanelli, intervistato da Questo secolo il 18 maggio 1982, che, a proposito del Duce, disse:


«Non credo che abbia ucciso la democrazia, credo che l'abbia soltanto seppellita perché era già morta. Da quel poco che ricordo l'Italia era un grosso carnevale, e anche abbastanza drammatico, perché la situazione interna era addirittura sfasciata: correva sangue, ne correva molto, noi in Toscana ne sapevamo qualcosa [...]. E quindi non è vero che lui... le democrazie non vengono mai uccise, le democrazie muoiono. Dopodiché si dà la colpa a chi le seppellisce, ma la verità è che si suicidano, e credo che la democrazia italiana del '21-22 si sia suicidata».


L'evoluzione del Fascismo e di Mussolini


Questo clima nelle serie non traspare, in M. vediamo un Mussolini/Marinelli già "formato", più simile al Primo maresciallo dell' Impero, del 1937, che e non al Direttore de Il Popolo d'Italia. In nulla traspare l'evoluzione del Movimento Fascista o della sua guida, che, bisogna dirlo, nel corso degli anni cambiarono decisamente.


Il primo Fascismo, quello die Fasci italiani di combattimento, il 23 marzo del 1919, era diverso da ciò che fu il Partito Nazionale Fascista, costituitosi nel 1921, con l'ingresso dei Nazionisti, e che governerà fino al 1943. I Fasci di Combattimento avevano, per esempio, una formazione sociale, nazionale, repubblicana e sindacale; e il PNF aveva ideali nazionali, corporativi e, da un certo punto poi, incluse cattolici e monarchici.


L'uomo Mussolini fu diverso nel corso delle "fasi" storiche della sua vita, aveva visto e vissuto vari cambiamenti. Sempre Indro Montanelli, nella medesima intervista prima citata, dipinge un ritratto interessante di Mussolini:


«Certamente Mussolini fu un grossissimo politico, un uomo politico di grandissimo fiuto, di tempismo formidabile: lo dimostrò la facilità con cui vinse. Forse dovuta per metà alle sue capacità, alla sua bravura – parlo sempre come politico – e per metà all'insipienza, alla nullaggine dei suoi avversari, perché è tempo oramai di dire anche questo.


Non c'è dubbio che il potere assoluto guastò completamente Mussolini: il Mussolini del 1930 non era certamente quello del 1940, il Mussolini di dieci anni dopo l'avvento al potere era diventato una specie di marionetta, la caricatura di sé stesso.


Aveva perso proprio il senso della realtà, che era stato invece il suo forte da principio, il contatto col pubblico lo aveva perso, il senso della misura, e lo aveva dimostrato poi con gli errori madornali che ha fatto. Nei primi dieci anni credo che alcune cose buone le abbia fatte».


La debolezza degli avversari politici del Fascimo


Altro punto fondamentale, che pochi comprendono, è l'incapacità, o scarso spessore, degli avversari politici che in quegli anni si contrapposero a Mussolini. I Socialisti si scannavano con i Comunisti, con i Popolari e i Liberali, che a loro volta temevano l'avanzata dei bolscevichi, ma rimanevano quasi immobili. I liberali, che nel '22 esprimevano il Presidente del Consiglio Facta, erano solo l'ombra della grande ideologia ottocentesca e furono costretti, de facto, a sacrificare il proprio esecutivo intavolando trattative con Mussolini, che, dopo le elezioni del 1921, aveva solo 35 deputati.


Non a caso, come ricordava Federzoni, Presidente del Senato del Regno e membro di spicco dei nazionalisti italiani, gli esponenti politici liberali, popolari e socialisti erano definiti dal Re, Vittorio Emanuele III, come dei revenant, fantasmi, che, 1922, si liquidarono da soli, per poi ricomparire, previo aiuto straniero, nel 1944.

Se proprio volete leggere e informarvi sulla storia di quegli anni, vi consiglio delle letture. In primis le fonti dell'epoca, il libro Dux, scritto da Margherita Sarfatti, che rimane lo scritto di quegli anni più diffuso. Altresì, gli scritti di De Felice, che dedicò diverse opere a Mussolini e al Fascismo, e, ovviamente, la Storia d'Italia, di Montanelli e Cervi, e nella fattispecie l'Italia in camicia nera e l'Italia littoria.


Alessio Benassi

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