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Premuda 1918: 2 MAS affondano l’orgoglio dell’Impero Austro-Ungarico

Vi sono storie, imprese e gesta che possono apparire impossibili: Davide contro Golia e Odisseo contro Polifemo insegnano che, alle volte, coraggio e ardimento battono forza e stazza.



L'Italia vanta numerose di queste storie, la nostra Marina Militare celebra una di queste ogni 10 giugno. I fatti di cui parleremo ci portano indietro fino al 1918.


Il fronte dell’Adriatico e la sfida della Regia Marina


L'Italia è nel pieno della guerra contro l'Impero Austro-Ungarico, dal maggio del 1915, per terra e per mare, le forze italiane combattono accanitamente, anche dopo Caporetto. Il fronte Adriatico, è una "trincea" di acqua salata, golfi, isole e abissi. Il mare è chiuso da uno sbarramento aero-navale, il "blocco del Canale di Otranto": dalle Puglie a Corfù, le navi italiane, e dell'intesa, impediscono alla kaiserliche und königliche Kriegsmarine, l'accesso al Mediterraneo.


La Marina imperiale e reale austro-ungarica, dalla base di Pola, mirava a rompere il catenaccio avversario, per diciannove volte aveva condotto attacchi allo sbarramento, senza, però, forzarlo.

Il piano austriaco per sfondare il Canale di Otranto


Il 1° marzo un nuovo ammiraglio, l'ungherese Miklós Horthy, assume il comando delle operazioni tedesche, progettando un nuovo attacco. La nomina non sfugge all'ammiraglio della Regia Marina italiana, Paolo Thaon di Revel, che sospetta un cambio nelle strategie.

Ben presto, i timori italiani si rivelano concreti: il 9 giugno i nemici scatenano il primo attacco aereo. Revel risponde inviando i sommergibili francesi davanti Durazzo e quelli italiani al largo di Pola.


Ma la K. u. K. si era predisposta in grande stile, con un pugno d'acciaio potente, pronto a colpire: un gruppo d'attacco, diviso in due sezioni, comprendenti sette incrociatori e quattro torpediniere; vi era, inoltre, un secondo gruppo, di supporto, che accorpava le unità più grandi e forti: le corazzate Viribus Unitis, Prinz Eugen, Tegetthoff e Szent István, il tutto sostenuto da decine di torpediniere.

Il piano di Horthy prevedeva di usare il primo gruppo di incrociatori per attirare il grosso delle corazzate italiane e alleate al di fuori dei porti di Brindisi e Valona, per poi colpire con le corazzate e le unità migliori, del secondo gruppo.


La segretezza del piano, però, era tale che il presidio austriaco a difesa del porto di Pola non sapesse nulla dei dettagli, e questo fece tardare l'uscita in mare delle corazzate.


L’incontro fatale tra la flotta austro-ungarica e i MAS italiani


Questo ritardo, si incrociò con i movimenti delle unità italiane: il 9 giugno da Ancona era partiti due MAS, il MAS 15 (comandato dal capitano di corvetta Luigi Rizzo e con capo timoniere Armando Gori) e il MAS 21 (guardiamarina Giuseppe Aonzo).


Il MAS, Motoscafo armato silurante, era un motoscafo fornito di siluri e artiglierie, sviluppato dalla Regia Marina per affrontare la flotta austriaca nella frastagliata costa dalmata.

Il nome di Rizzo era già noto, con una medaglia d'oro e quattro d'argento sul petto, ottenuti per azioni come la baia di Buccari e affondamenti di unità nemiche, come il Wien nella baia di Trieste.


Fu così, che i due MAS, in pattuglia al largo dell'isola di Premuda, alle 3.00 di notte, si trovarono innanzi la flotta nemica, che, in ritardo, si trovava ora nell'area di pattuglia italiana.


Nel rapporto, Rizzo scriverà così di quel momento: «Alle 03:15, essendo a circa 6,5 miglia da Lutorstrak avvisto, leggermente a poppavia del traverso e sulla dritta, una grande nuvola di fumo...[...] Decisi perciò di approfittare della luce incerta per prevenire l'attacco e perciò invertivo, seguito dal MAS 21 la rotta dirigendo sulle unità nemiche alla minima velocità.


[...] Avvicinando il nemico mi accorsi che si trattava di due grosse navi scortate da 8 a 10 cacciatorpediniere [...]».


La vittoria di Premuda: la Regia Marina conquista l’Adriatico


I MAS, fedeli al motto dannunziano Memento Audere Semper, tentarono l'azione, penetrando lo schieramento nemico: Rizzo lanciò due siluri che colpirono la corazzata Szent István, mentre Aonzo lanciò i suoi verso la Tegetthoff.


La Santo Stefano, mostrò subito i segni maggiori, l'acqua inondò il locale caldaie, bloccando le macchine dell'enorme mostro d'acciaio. Ben presto, la nave si inclinò, infine, si capovolse e calò a picco. Il tutto fu anche filmato, le cineprese austriache inviate a filmare la grande vittoria imperiale sui traditori italiani immortalarono, invece, l'affondamento della propria corazzata.


L'attacco a sorpresa era sfumato, i MAS, rientrati alla base, riportarono quanto avvenuto e squadre di idrovolanti furono inviate in ricognizione su Pola. La flotta colpita, fece così ritorno al porto, l'Imperial Regia Marina non tentò più altre grandi azioni.


Il successo italiano fu riconosciuto universalmente. Se i nostri alleati, che non si fidavano, avevano sempre preteso un comando congiunto su quell'area, dopo i fatti di Premuda nessuno osò più opporsi: l'Adriatico venne affidato completamente alla Regia Marina.


L'ammiraglio inglese, David Beatty, fece anche giungere all'ammiraglio Lorenzo Cusani questo telegramma: «La Grand Fleet porge le più sentite congratulazioni alla flotta italiana per la splendida impresa condotta con tanto valore e tanta audacia contro il nemico austriaco».


Gli onori a Luigi Rizzo, eroe di Premuda


Luigi Rizzo, per questa azione, otterrà la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, infatti la legge 25 maggio 1915 n. 753, vietava di conferire più di tre medaglie d'oro e d'argento alla stessa persona; solo con il R.D. 15 giugno 1922 n. 975 la norma fu modificata e quindi con R.D. 27 maggio 1923 Rizzo ottenne anche la medaglia d'oro per l'azione di Premuda.


Inoltre, sempre come riconoscimento per il proprio coraggio, il Rizzo sarà insignito (con tanto di Regie lettere patenti di concessione) del titolo di Conte di Grado e Premuda.


Alessio Benassi

 
 
 

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