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Così nasceva l’Italia: il Ducato di Savoia e il suo principe guerriero

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In un'occasione, parlando con Matteo Respinti, si discorreva su quando fosse iniziato il Risorgimento, e di fatto, su quando sia nata la nazione italiana. In realtà, è un discorso che tra amici è uscito più volte.

Io, che non godo del dono della sintesi, quando parlo di storia tendo a partire sempre dal passato remoto: il Risorgimento è nato sotto le mura di Torino, assediata nel 1706. O ancora, trapassato remoto, con la battaglia di San Quintino del 1557. Certo, potrebbe sembrare un'esagerazione, ma vi dico: il nucleo dello Stato italiano è germogliato lì.

Dobbiamo, infatti, considerare che l'Italia fu divisa in tanti potentati e territori per secoli. Quando i Longobardi, guidati da Alboino, attraversarono le Alpi, il 2 aprile del 568 d.C., il territorio italiano venne invaso e diviso, e così rimase fino a quel fatidico 1861.


Dall'Italia divisa ai primi tentativi di unificazione

Per circa mille e trecento anni, la nostra terra non ebbe un'unica entità statale e politica. Vani furono i tentativi, in età feudale, con Berengario I del Friuli, quel "Rex italorum", espressione della nobiltà franca, che si accaparrò territori ai danni del morente impero di Carlo Magno.

Ovviamente, Berengario del Friuli e Arduino d'Ivrea non pensavano all'Italia come Stato, ambivano a costituire un potere autonomo e forte nella parte centro-settentrionale della penisola.

In fin dei conti, le nazioni europee furono fondate così: i Capetingi in Francia, i Plantageneti in Inghilterra, i Trastámara che fondarono la Spagna unendo Castiglia e Aragona. In Italia, questo processo, seppur agognato e ricercato dalle élite e dagli uomini di cultura, (Dante, giusto per citarne uno) non si concretizzò mai.


Rinascimento italiano e le guerre del Cinquecento

L'Italia medievale, ricca di città, mercanti e signorie, darà avvio sì al Rinascimento, con il suo trionfo di arte, architettura e mecenatismo.

Ma le rivalità e le faziosità delle diverse signorie – il male italico – spingeranno il Duca di Milano, Ludovico Sforza, a chiamare il Re di Francia Carlo VIII di Valois e, in quel 1492, la calata del Re francese segnerà l'inizio di una serie disastrosa di guerre, carneficine, assedi e massacri che durerà per decenni.

Le forti monarchie europee, quali la Francia, la Spagna e i domini asburgici, s'erano rese conto che l'Italia era divisa e debole, ed era quindi ricchissima terra di conquista.


Il Ducato di Savoia e la rinascita con Emanuele Filiberto

Nel corso del Cinquecento, la Francia aveva occupato, a fasi alterne, il Regno di Napoli e il Ducato di Milano, contendendo questi territori alla Spagna e al potentissimo Carlo V d'Asburgo.

Altro territorio invaso fu il Ducato di Savoia, uno Stato "marginale" nelle faccende italiane, legato alla storia feudale, che si estendeva dai passi alpini fino a Torino e a Nizza.

L'erede di quelle terre, Emanuele Filiberto, figlio di Carlo III di Savoia, era un giovane determinato. Aveva visto i territori paterni invasi e devastati, il proprio genitore morire in esilio, a Vercelli, una delle ultime piazzeforti rimaste alla dinastia.

Testa di Ferro e la costruzione di uno Stato moderno


Questo lo spinse a combattere, si recò dunque alla corte dello zio, Carlo V d'Asburgo, e iniziò a militare sotto le insegne iberiche. Ben presto, si distinse, come comandante energico, brillante e giusto. Le sue imprese militari, il suo carattere irremovibile, gli valsero il soprannome di "Cabeza de Hierro", cioè "testa di ferro".

Con grande lungimiranza, comprese l'importanza di azioni militari mobili, rapide, atte a piegare il nemico, preferibili ai lunghi assedi di logoramento. Fu un precursore delle idee di Napoleone e Von Clausewitz.

Sotto il cugino, Filippo II, Re di Spagna, si dimostrerà un ottimo governatore delle Fiandre, proibendo saccheggi e ruberie. Dalle Fiandre, il 10 agosto del 1557, le armate guidate dal Testa di Ferro, organizzate con una ferrea disciplina, travolsero in Piccardia le truppe francesi comandate da due assi della guerra quali Anne de Montmorency e Gaspard de Coligny.


Pace di Cateau-Cambrésis e dominazione spagnola in Italia

L'obiettivo di Emanuele Filiberto era occupare Parigi, con un'azione rapida e letale, e piegare la Francia di colpo. Il cugino Filippo II preferì tergiversare, ma, al momento del trattato di pace, i meriti di Emanuele vennero ugualmente riconosciuti.

Infatti, il 3 aprile del 1559 venne siglata la pace di Cateau-Cambrésis, che pose fine alle guerre tra il Regno di Francia e gli Asburgo di Spagna e Austria. Tale trattato, non fu però una nota positiva per la penisola: molti territori una volta francesi passarono alla Spagna.

In particolare: il Ducato di Milano, il Regno di Sardegna, il Regno di Sicilia, il Regno di Napoli e l'arcipelago dell'Elba (Stato dei presidi).


Riforme sabaude e origini dello Stato moderno italiano

L'Italia era de facto passata da essere Francia all'essere un satellite ispanico. Anche Genova, Venezia e Firenze. La prima era la banca di Madrid, la seconda era in guerra con i turchi (e si avviava al lento e dorato declino) e i Medici restarono chiusi in Toscana, nella loro oziosa opulenza.

Emanuele Filiberto, però, riottenne il suo Ducato, e non ne fece un ammennicolo degli Asburgo o dei Valois: costruì, invece, uno Stato solido. Disprezzando le truppe mercenarie, attuò, in Savoia, le basilari riforme apprese nella sua esperienza nelle Fiandre: accentramento del potere e una riforma fiscale e amministrativa, che permise la creazione di un esercito professionale e fedele.


Dal Ducato al Regno: l'ascesa sabauda in Europa

Gli esiti di tale iniziativa, in un certo senso, perdurano ancora oggi: gli attuali Granatieri di Sardegna sono gli eredi del Reggimento guardie, fondato nel 1659; il 3° Reggimento Savoia Cavalleria, discende dalle compagnie di cavalieri reclutate nel 1692, un'eredità antica eppure ancora viva.

Le basi e le riforme gettate dal Testa di Ferro, diedero buon frutto. Nel corso dei secoli successivi, il Ducato si consolidò sempre più, divenendo uno Stato solido, con un esercito organizzato e una diplomazia che gli permise d'aver voce in tutte le cancellerie europee.

Al principio del secolo XVIII, come racconto qui, il Ducato sabaudo diviene un Regno, ed emerse quale unica entità italiana in grado di tenere testa alle mire di Asburgo e Borbone. Lo status quo del secolo XVIII non permetteva troppi stravolgimenti territoriali, ma le oculate alleanze di Torino, saranno fondamentali per il futuro.

Il Risorgimento e la nascita del Regno d'Italia


Qui, dunque, giungiamo al Risorgimento. Dopo la parentesi napoleonica, i movimenti e i moti scuotono la penisola italiana. Il "frutto" è dunque maturo, i Savoia lo capiscono.

Quando a Milano scoppiano le cinque giornate, sulla riva del Ticino, Carlo Alberto, amletico sognatore lancia il suo proclama "ai popoli della Lombardia e della Venezia", un messaggio potentissimo in cui il Sovrano afferma:

«I destini dell’Italia si maturano; sorti più felici arridono agli intrepidi difensori di conculcati diritti.

Per amore di stirpe, per intelligenza di tempi, per comunanza di voti, noi ci associamo primi a quell’unanime ammirazione che vi tributa l’Italia.

Popoli della Lombardia e della Venezia! Le nostre armi, che già si concentravano sulla vostra frontiera quando voi anticipaste la liberazione della gloriosa Milano, vengono ora a porgervi nelle ulteriori prove quell’aiuto che il fratello aspetta dal fratello, dall’amico l’amico.

Seconderemo i vostri giusti desiderii fidando nell’aiuto di quel Dio che è visibilmente con noi, di quel Dio che ha dato all’Italia Pio IX, di quel Dio che con sì meravigliosi impulsi pose l’Italia in grado di fare da sé.

E, per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell’unione italiana, vogliamo che le nostre truppe, entrando sul territorio della Lombardia e della Venezia, portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla bandiera tricolore italiana».


Unità d’Italia e riflessioni sul presente

Con quest’atto, si avvierà la prima guerra d’indipendenza, nel 1848, una guerra sfortunata. Ma ciò non segnerà la fine: nel 1859 ci sarà la seconda guerra d’indipendenza, che porterà l’annessione della Lombardia, e da lì al processo che porterà alla proclamazione dell’unità, il 17 marzo 1861, con la nascita del Regno d’Italia.

Qui, mi ritorna in mente il buon vecchio Indro Montanelli, che ribadiva che sì, l’Italia era stata "fatta male"; ed è vero, fu una rivoluzione rapida che non armonizzò le sensibilità preesistenti, e non fu facile aggregarle, ma fu fatta nell’unico modo in cui si poteva realizzare, con la spinta motrice di quello Stato sabaudo, piccolo, ma serio ed energico.

Oggi, forse, tutto questo si è perso, la nascita della repubblica ci ha annichilito, ognun geloso della sua regione, tutti disciolti nel marasma europeo e american-occidentalizzato, che ci fa poltrire e bivaccare, soddisfatti della nostra cucina e basta.

Come se il popolo che ha prodotto Giotto, Raffaello, Dante e Michelangelo oggi sappia fare solo i maccheroni...

Alessio Benassi

 
 
 

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