Lo scorso lunedì il Consiglio Comunale di Brescia, a maggioranza centro-sinistra, ha bocciato la mozione, a prima firma del Consigliere, di Fratelli d'Italia, Carlo Andreoli, con cui il centro-destra richiedeva l’istituzione di celebrazioni ufficiali, nella data del 13 luglio, in onore delle vittime dei bombardamenti avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale, sulla città.
Il Presente ha raggiunto il Consigliere Carlo Andreoli e stilato un resoconto agile dei bombardamenti su Brescia:
«Il centro-sinistra e l’amministrazione cittadina si rifiutano di rendere onore e ricordo alle 430 vittime civili innocenti della città di Brescia.
Ciò che è successo settimana scorsa è una pagina bruttissima della storia del nostro comune, nella nostra mozione richiedevamo semplicemente che il 13 luglio, con celebrazioni istituzionali, si organizzasse un momento di riflessione e commemorazione dei nostri concittadini innocenti.
La sinistra si è attaccata alla solita ideologia, affermando che questa nostra mozione fosse mossa dalla volontà di strumentalizzare i morti; così non è, infatti le vittime civili innocenti morte sotto i bombardamenti non avevano alcun colore politico.
Nel testo della mozione, per esempio, ricordo che il 2 marzo 1945 a essere colpita fu una chiesa importante per la città di Brescia, la Chiesa di Sant'Afra, e che quel giorno, tra le 80 vittime, vi furono 20 fedeli (compresi donne e bambini) che, insieme al loro parroco, stavano attendendo la Santa Messa.
Come avete ben scritto, la nostra provincia, tra il ‘44 e il ’45, è stata al centro del secondo conflitto mondiale: 52 incursioni aeree sul capoluogo, 1302 vittime civili in tutta la provincia e 430 vittime civili a Brescia città.
Noi chiedevamo semplicemente che il Sindaco, non noi ma il Sindaco (in qualità di superpartes), deponesse un mazzo di fiori a ricordo di questi innocenti; questo è ciò che il centro-sinistra e l’amministrazione, che si pensano tanto di liberi di ricordare le vittime di tutto il mondo, hanno rifiutato: il ricordo delle vittime senza colpa della propria città.
Noi siamo allibiti, soprattutto perché, l’ho riportato anche in Consiglio, nel 2018, l'ex sindaco Del Bono organizzò, e diede la possibilità di organizzare, la mostra intitolata Brescia sotto le bombe, della quale è scaturito anche un libro, che reca la prefazione dello stesso Sindaco di centro-sinistra.
Un Sindaco del quale politicamente non condivido nulla e che, però, esprimeva al meglio l'importanza del rendere onore alle vittime innocenti che, ripeto, non avevano alcuna colpa di trovarsi in quel momento storico e di morire sotto i bombardamenti.
La sinistra, oltre a tradire le famiglie e la Brescianità, tradisce anche il suo passato: finché si è trattato di una mostra e di un libro lo hanno permesso, ora che bisognerebbe davvero ricordare, prendendo posizione, ovvero portando un fiore e dedicando un piccolo momento a tutti i bresciani, si rifiuta.
È stata scritta una pagina tremenda, orribile, della storia della nostra città.
Come centro-destra, la mozione è a mia prima firma ma è stata condivisa, e questo mi ha fatto molto piacere, ci ritroveremo comunque il 13 luglio mattina per rendere onore alle nostre vittime innocenti, deponendo dei fiori e garantendo un momento di ricordo a questi bresciani uccisi senza alcuna colpa.
Il sindaco, la sua giunta e la sua amministrazione hanno davvero fatto una pessima figura».
Brescia sotto le bombe:
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, alla città di Brescia fu concesso un periodo di relativa sicurezza dai bombardamenti alleati, sia per via della grande distanza da Malta (unica base aerea inglese che avrebbe potuto colpire l'Italia), sia perché i grossi stormi di bombardieri alleati si concentrarono su altri centri nevralgici della penisola.
Le cose cambiarono drasticamente quando, nel 1943, gli anglo-americani diedero il via all'Operazione Husky, lo sbarco in Sicilia e la successiva risalita dello stivale, che comportò, in breve tempo, un cambio radicale nella scelta dei bersagli; colpire le città assunse nuova importanza strategica, un po' per via della massiccia presenza di industrie belliche e un po' perché il nord della penisola entrò, dal settembre '43, a far parte della Repubblica Sociale Italiana, realtà statale fortemente dipendente dalla Germania nazista.
La gran parte delle incursioni aeree venivano effettuate in pieno giorno e consistevano in sganci di diversi chili di bombe sugli obiettivi considerati strategici, in genere fabbriche e stazioni ferroviarie, ma molti di questi attacchi culminavano in un miss fire, con le bombe che non sempre centravano il bersaglio e che spesso finivano nelle zone circostanti, colpendo edifici civili.
Brescia subì ben undici volte raid aerei solo nel periodo fra il 1944 e i primi mesi del 1945.
Il 14 febbraio 1944 ebbe luogo il primo bombardamento alleato sulla città (1), effettuato con l'obiettivo di colpire l'asse della ferrovia e culminato nell'uccisione di 26 innocenti civili e il ferimento di altre decine di persone. Di questi ventisei, Valentino Rossetti, autore di un saggio storico su questo bombardamento, specifica che «undici sono morti sul colpo mentre i restanti dopo un'agonia di alcuni giorni».
Purtroppo, l'agonia causata dalle incursioni aeree anglo-americane continuò incessantemente, tanto che qualche mese dopo, il 13 luglio, ebbe luogo l'ennesimo importante bombardamento che colpì la città: fra l'una e le due di notte un primo attacco, seguito dallo sgancio di centinaia di bombe, colpì gli stabilimenti industriali di Togni, Breda e Tempini, all'epoca impegnati nella produzione bellica. Poche ore dopo, verso le undici di mattina, un nuovo raid venne diretto contro la zona compresa fra il Castello e la ferrovia, causando anche il danneggiamento del Duomo, la cui cupola prese fuoco.
L'immagine del Duomo in fiamme restò indelebile nella memoria dei bresciani. Al termine della giornata, oltre alla distruzione portata nel cuore pulsante della città, si contarono duecento morti e oltre trecento feriti.
L'ultimo grave bombardamento avvenne nel marzo 1945, quando gli aerei alleati colpirono nuovamente Brescia causando altri ottanta morti e centinaia di feriti. Poco dopo, il 25 aprile, la guerra sarebbe terminata, e con essa anche i bombardamenti sulle città italiane.
In totale la città di Brescia fu vittima di 52 incursioni aeree che provocarono la morte di 430 cittadini e di 872 abitanti della provincia e comportarono 28.000 feriti.
A cura di Diego Como e Matteo Respinti