In questo saggio ho cercato di chiarire, utilizzando lo strumento dell’excursus cronologico e servendomi dell’importantissimo aiuto di alcuni titoli di giornale dei più importanti quotidiani italiani, i fatti legati alla “vicenda Holodomor” e i suoi risvolti.
Il 26 novembre 2022, questa nota del Presidente Meloni viene pubblicata da Palazzo Chigi in memoria della ricorrenza dei 90 anni dall’Holodomor:
«Nel giorno della ricorrenza dei 90 anni del “Holodomor”, lo sterminio per fame di milioni di ucraini voluto dal regime sovietico di Stalin, il pensiero va ai milioni di ucraini, in gran parte anziani e bambini, privati in pieno inverno di elettricità, acqua e riscaldamento dai bombardamenti russi che si accaniscono volutamente sulle infrastrutture civili. Azioni inaccettabili e in violazione del diritto internazionale che rafforzano la convinzione di sostenere il popolo ucraino nella sua battaglia per la libertà e la sopravvivenza.»
Nello stesso giorno a Roma fu organizzata una fiaccolata presso i Fori Imperiali per commemorare il genocidio. Sì, proprio di genocidio si parla, da quando il Parlamento ucraino ha riconosciuto per la prima volta l'Holodomor come genocidio nel 2003 e nel 2006 ha criminalizzato sia il negazionismo dell’Holodomor che il negazionismo dell'Olocausto. Nel 2010, la Corte d'appello di Kiev decretò che l'Holodomor fosse un atto di genocidio e ne ritenne responsabili Stalin, Lazar Kaganovič, Stanislav Kosior, Pavel Postyšev, Mendel Chataevič, Vlas Čubar' e altri leader bolscevichi.
Il 15 dicembre 2022 anche il Parlamento europeo riconoscerà la carestia dell'Holodomor come genocidio degli ucraini, deplorando che, a 90 anni dai fatti, la Russia stia ancora commettendo crimini atroci contro lo stesso popolo.
I punti del testo non legislativo approvato dichiarano:
·Gli attuali crimini russi in Ucraina richiamano il passato.
·Tutti i Paesi e le organizzazioni riconoscano l'Holodomor come genocidio.
·Il regime russo manipola la memoria storica per la propria sopravvivenza.
Ma fu veramente un genocidio?
Gli storici parlano di una carestia artificiale e mentre alcuni, che per facilità discorsiva chiameremo “Gruppo A”, «sostengono la tesi del genocidio e vedono nella carestia un fenomeno organizzato artificialmente per: a) spezzare la schiena ai contadini e/o b) alterare (distruggere) il tessuto vitale connettivo della nazione ucraina, che impediva la trasformazione dell’Urss in un impero dispotico»; altri, “Gruppo B”, «pur riconoscendo in pieno la natura criminale delle politiche staliniane, ritengono necessario studiare la carestia come un “fenomeno complesso” in cui più fattori, dalla situazione geopolitica allo sforzo modernizzatore, giocarono un ruolo decisivo accanto alle intenzioni e alle decisioni di Mosca». [1]
Il 2 dicembre 2017, Il Giornale apre con questo titolo: «Così Papa Francesco ha rotto un tabù sul comunismo. Papa Francesco ha parlato della tragedia dell'Holodomor, il "genocidio" subito dagli ucraini per via di Stalin. Così Bergoglio rompe un tabù».
Durante il consueto Angelus S.S. Papa Bergoglio citò l’evento come una tragedia, salutando la comunità Ucraina. Evento che si ripeté il 24 novembre 2022, data in cui affiancò al genocidio l’aggressione russa contro l’Ucraina perpetrata dal 24 febbraio 2022, ricevendo così il plauso dell'ambasciatore ucraino Andrii Yurash.
In Italia, una ONG che si è occupata di memoria dei crimini staliniani è stata Memorial. Memorial è un'associazione che ha sede a Mosca e opera nelle ex repubbliche dell'Unione Sovietica. Venne fondata nel 1989 e rappresenta la più importante organizzazione di denuncia dei crimini del regime sovietico, svolgendo una funzione fondamentale sia sul piano della ricerca storica sia come centro impegnato attivamente nella difesa dei diritti umani. Il 20 aprile 2004, venne aperta in Italia la sede dell’associazione. Nel 2022 Memorial è stata insignita del premio Nobel per la pace.
Il 27 dicembre del 2021, la Corte suprema Russa decreta un verdetto ormai annunciato. La Repubblica all’indomani scriveva così: «Il verdetto di ieri arriva al termine di un anno iniziato con la condanna a due anni e mezzo di carcere di Aleksej Navalnyj e contrassegnato da pressioni inedite nei confronti di Ong, media e attivisti, costretti a tacere o a scegliere tra l'esilio e il carcere.»
Dunque, che vi sia stato da parte del Governo Putin in Russia la ricerca della strumentalizzazione della storia, per esaltare le gesta eroiche del passato e per ripulirla dal peso di eventi alquanto oscuri, non abbiamo dubbi. Al riguardo citiamo la deriva autoritaria anche sul settore editoriale che dal 2002 vide la verifica dei testi storici e la censura dei delitti del regime sovietico. Nel 2012 la chiusura del museo dedicato alla memoria dei gulag e il provvedimento che bolla come «agenti stranieri», un’espressione che in Unione Sovietica era comparata a quella di «spia», le organizzazioni che ricevono fondi dall’estero e le cui azioni sono ritenute contrarie agli interessi della Russia. [2]
Come vive uno storico questa specie di rimozione della memoria?
Per rispondere a questa domanda ci affidiamo a una intervista fatta da Marcello Flores sua Nikita Okhotin, storico russo, che ha studiato a lungo l’uso politico della storia e il caso Memorial.
«Come storico ti sei occupato di storia sovietica, delle repressioni dello stalinismo; oggi il discorso pubblico sembra privilegiare il racconto delle glorie, delle vittorie, con una visione solo positiva della storia russa, di cui quella relativa alla seconda guerra è quella maggiormente centrale e simbolica. Come vivi da storico questa specie di rimozione della memoria?
Direi che adesso in realtà non si cerca di cancellare la memoria delle repressioni staliniane. La chiusura di Memorial, l’associazione che ho contribuito a fondare, non è una guerra contro la storia ma contro gli attivisti politici, contro chi pensa in modo indipendente e fa attivismo politico. I monumenti alle vittime della repressione sono rimasti, se fai richiesta per avere informazioni sulla repressione al FSB [il Servizio federale di sicurezza, l’erede del KGB] avrai una risposta.
Quello che cercano di fare è di marginalizzare questa storia, la storia di questo periodo, dicendo che certamente era un periodo triste, che la gente ha sofferto e i parenti delle vittime hanno diritto alla memoria, ma questo non è stato il tratto principale della nostra storia: che fu invece quello della vittoria grazie alla quale abbiamo salvato il mondo e vinto contro tutti. Adesso nel discorso propagandistico sembra che tutti fossero contro di noi, non solo i tedeschi e i loro alleati, ma che tutta l’Europa e tutto l’Occidente fossero contro la Russia: ma noi abbiamo salvato il mondo e quindi abbiamo il diritto di fare quello che vogliamo.
Per questo oggi il mondo russo, il russkij mir ha il ruolo principale. L’insistenza su questa idea è proseguita negli ultimi 15 anni e progressivamente questo concetto ha inglobato l’idea della superiorità nazionale: per quanto capisco non si vuole restaurare l’Unione Sovietica ma il mondo russo deve essere integro e non si tratta solo della Federazione russa ma anche della metà dell’Ucraina, della Bielorussia, del nord del Kazakistan e anche di qualcos’altro, così possiamo diventare ancora più completi e integri, più importanti e rimanere in pace. […] Questa è la cosa più spaventosa, questa sensazione dell’offesa nazionale, che tutti vogliono offenderci e danneggiarci. E questo è un sentimento che potrebbe anche spingere a tirare fuori la bomba atomica.
[…] L’annessione della Crimea aveva mostrato che l’Ucraina è debole, ma la Russia, anche se non è una grande potenza dal punto di vista militare è stata capace di prendersi gioco di tutti e fare una mossa abile in questo gioco politico-militare. Ora speravano di fare lo stesso gioco e vincere ma non si riesce a far nulla: invece di ottenere in tre giorni o in una settimana la capitolazione ucraina, abbiamo visto che tutto il mondo è entrato nel conflitto, che l’iniziativa fallisce: le armi sono difettose, i nostri soldati non sono preparati, e questo ci fa capire la totale inadeguatezza dei vertici militari, non si era prevista né la resistenza ucraina né la qualità e il livello dell’esercito russo e questo dimostra che vivono in un mondo falso, inventato.» [3]
Cosa ne sarà del Conflitto russo – ucraino, non ci è dato sapere oggi. Ciò che per certo si intuisce da questa storia è che oggi la posta in gioco non sono soltanto i possedimenti, la “denazificazione” da un lato e la difesa della propria Patria e dello stato di diritto ucraino dall’altro, ma che si stia cercando di riformulare le posizioni all’interno dello scacchiere internazionale, che ha ormai preso la via del multipolarismo.
Kevin Guagenti
[1] Cfr. A. Graziosi, Le carestie sovietiche del 1931-33 e il “Holodomor” ucraino: è possibile una nuova interpretazione? In Storica: rivista quadrimestrale, anno X, n. 30 (Roma: Viella, 2004), http://digital.casalini.it/10.1400/78539
[2] Cfr. Marta Ottaviani, “Mosca. «Infanga l'Urss»: così la Corte suprema russa chiude la ong Memorial”, Avvenire, 28 dicembre, 2021, https://www.avvenire.it/mondo/pagine/mosca-chiude-ong-memorial
[3] Marcello Flores, “Il sogno di Putin tramutato in incubo” (Intervista a Nikita Okhotin), Corriere della Sera, 22 maggio, 2022, https://www.corriere.it/digital-edition/LL_NZ/2022/05/22/10164903.shtml