top of page

Giovinezza, inno fascista o forse no? Come Il Commiato è divenuto l’inno del PNF

A tutti è capitato, almeno una volta, di ascoltare Giovinezza, il famoso inno trionfale del Partito Fascista, ma a pochissimi è nota la sua vera genesi.


[Rimani aggiornato sulle nostre attività: iscriviti al Canale Whatsapp]


Il Commiato, il canto studentesco che diverrà Giovinezza


Il brano non è, infatti, di origine nera e nasce circa una decina d'anni prima dei Fasci di Combattimento. Nel libro Tempi d'Oro di Carlo Moriondo è raccontata, direttamente dal compositore, Giuseppe Blanc, la nascita della canzone.


Tutto iniziò un pomeriggio di maggio del 1909, nell'ambiente degli studi di legge dell'università di Torino, quando Blanc venne informato da alcuni amici che quella sera stessa si sarebbe tenuta una cena in onore dei laureandi al termine del ciclo di studi.


Ciò che i suoi amici volevano dal compositore era un brano che celebrasse la fine della vita universitaria e l'inizio di quella lavorativa, rimpiangendo però i bei tempi degli studi e agli amori. Blanc chiese allora aiuto all'amico Nino Oxilia per la composizione del testo, mentre lui stesso si occupò della musica.


Il Commiato, antenata di Giovinezza


Nasce così Il Commiato, un canto studentesco che, fra rimaneggiamenti e modifiche dle testo, avrà un'esistenza gloriosa travagliata.


Ecco la primissima versione de Il Commiato:


Di questa versione, purtroppo, non è giunta a noi alcuna registrazione dell'epoca, ma, fortunatamente, in tempi recenti il brano è stato cantato su Rai3 dal soprano Cristina Pastorello, ed è ora ascoltabile su Youtube.

Il testo de Il Commiato:


Son finiti i giorni lieti

degli studi e degli amori,

o compagni, in alto i cuori

e il passato salutiam.


È la vita una battaglia,

è il cammino irto d'inganni,

ma siam forti, abbiam vent'anni,

l'avvenire non temiam.


Giovinezza, giovinezza,

primavera di bellezza!

Della vita nell'asprezza,

il tuo canto squilla e va!

Stretti stretti sotto braccio

d'una piccola sdegnosa

trecce bionde, labbra rosa,

occhi azzurri come il mar.


Ricordare in primavera

i crepuscoli vermigli

tra le verdi ombre dei tigli

i fantastici vagar.


Salve, nostra adolescenza;

te commossi salutiamo,

per la vita ce ne andiamo,

il tuo riso cesserà.


Ma se un dì udremo un grido

dei fratelli non redenti

alla morte sorridenti

il nemico ci vedrà. 


Giovinezza, l'inno degli Arditi


I giorni lieti degli studi e degli amori erano, però, finiti per davvero, tant'è che, nel giro di pochi anni, la Belle Époque si concluse con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e lo stesso Oxilia, chiamato al fronte, morirì sul Monte Tomba, venendo premiato postumo con la della medaglia d'argento al valor militare.


Il Commiato, nel frattempo, è ancora molto popolare e ogni reparto ne fa una sua versione, la più popolare diviene l'inno degli Arditi, che mantengono le musiche originali rivisitandone il testo.

 

Del pugnale al fiero lampo

della bomba al gran fragore

su compagni, tutti al campo

là si vince oppur si muore,

sono giovane e son forte

non mi trema in petto il core

sorridendo vo’ alla morte

pria d’andare al disonor!


Giovinezza, giovinezza

primavera di bellezza

della vita nell’ebrezza

il tuo canto squillerà

Allorché dalla trincera

suona l’ora di battaglia

sarà pria la Fiamma Nera

che terribile si scaglia

col pugnale nella mano

con la fede dentro il core

ei s’avanza e va lontano

pien di gloria e di valor!


Di Pontida il giuramento

feci un dì per la mia terra

esclamando: guerra, guerra

all’austriaco invasore

sono Ardito, Ardito e fiero

con la bomba e col pugnale

guai per l’orrido straniero

che mi attende e che mi assal!


Dell’Orsini ho qui la bomba

ho il pugnale del terrore

pur se l’obice rimbomba

non mi trema in petto il core

la mia spendida bandiera

è di un unico colore

è una fiamma tutta nera

che divampa in ogni cor!


Il testo è snaturalizzato, cambiato nella forma e nella sostanza: le dolci parole d'addio all'epoca della giovinezza sono ora canto di morte e di eroismo, di guerra e di patriottismo.


Nel 1919 il canto giunge a Fiume con D'Annunzio, e proprio nella città irredenta, il brano sarà modificato nuovamente, nel testo e, in parte, nella musica, dal letterato Marcello Manni. L'Inno è apprezzatissimo fra i legionari fiumani, e ben presto lo diventerà sarà anche fra i fascisti.


Giovinezza, l'inno dei Fasci di Combattimento


Manni, entrato nei Fasci di Combattimento, porta con se il brano, spacciandosi per l'autore, e firmandone una nuova versione, che verrà registrata su disco nel 1921, dal tenore Martinelli.



Giovinezza, così chiamato d'ora in poi, nella sua nuova forma:



Il testo Giovinezza, così chiamato d'ora in poi, nella sua nuova forma:


Su, compagni in forti schiere,

marciam verso l'avvenire

Siam falangi audaci e fiere.

pronte a osare. pronte a ardire.


Trionfi alfine l'ideale

per cui tanto combattemmo:

Fratellanza nazionale

d'italiana civiltà.


Giovinezza, Giovinezza

primavera di bellezza,

nel ''fascismo'' è la salvezza

della nostra libertà.


Non più ignava nè avvilita

resti ancor la nostra gente,

si ridesti a nuova vita

di splendore più possente.


Su, leviamo alta la face

che c'illumini il cammino,

nel lavoro e nella pace

sia la vera libertà

Ne le veglie di trincea

cupo vento di mitraglia

ci ravvolse alla bandiera

che agitammo alla battaglia.


Vittoriosa al nuovo sole

stretti a lei dobbiam lottare,

è l'Italia che lo vuole,

per l'Italia vincerem.

Sorgi alfin lavoratore

giunto è il dì della riscossa

ti frodarono il sudore

con l'appello alla sommossa.


Giù le bende ai traditori

che ti strinsero a catena;

Alla gogna gl'impostori

delle asiatiche virtù.


Giovinezza, Giovinezza

primavera di bellezza,

nel ''fascismo'' è la salvezza

della nostra libertà.


D'ispirazione San Sepolcrista, con chiari riferimenti al socialismo, alla guerra appena combattuta e al risveglio delle grandi masse, il brano parla della rinascita del Paese, in chiave fascista, come si evince chiaramente dalla strofa del ritornello: ''nel fascismo è la salvezza della nostra libertà''.


Mussolini sceglie Giovinezza come inno del PNF



Nel frattempo, però, Blanc, vero autore del brano, anche lui fascista come Manni, lotta affinché gli siano riconosciuti i diritti come autore della canzone più popolare che il fascismo conobbe. Blanc arrivò, addirittura, a interpellare lo stesso Mussolini, il quale obbligò Manni a ristampare il foglio della musica, vedendo a Blanc riconosciuto il ruolo di compositore, mentre all'altro, il semplice ruolo di arrangiatore.


Nel 1924 Mussolini scelse proprio questo brano come inno del Partito Fascista, facendo però riscrivere il testo a Savator Gotta, ex compagno di scuola di Blanc. Nel 1925 la canzone diviene disco, ed è subito cantata da tutti i tenori di fama che il Paese potesse contare; da Beniamino Gigli, Martinelli, Romito, Primo Montanari, Assante e molti altri.


La fama di questa versione non si limitò all'Italia, ma divenne popolarissima anche in altri Paesi, come l'Inghilterra e la Germania, per citarne solo due.


L'Inno del Partito Fascista:



Il testo dell'Inno del Partito Fascista:

 

Salve o popolo d'eroi

Salve o patria immortale

Son rinati i figli tuoi

Con la fede e l'ideale

Il valor dei tuoi guerrieri,

La virtù dei tuoi pionieri

La vision dell'Alighieri

Oggi brilla in tutti i cuor

 

Giovinezza, giovinezza,

Primavera di bellezza

Della vita, nell'asprezza

Il tuo canto squilla e va!

E per Benito Mussolini,

Eja eja alalà!

E per la nostra Patria bella,

Eja eja alalà!

 

Dell'Italia nei confini

Son rifatti gli italiani;

Li ha rifatti Mussolini

Per la guerra di domani

Per la gloria del lavoro

Per la pace e per l'alloro,

Per la gogna di coloro

Che la patria rinnegar.

 

I poeti e gli artigiani

I signori e i contadini

Con orgoglio gli italiani

Giuran fede a Mussolini.


Non v'è povero quartiere

Che non mandi le sue schiere

Che non spieghi le bandiere

Del fascismo redentor.


Ancora una volta, il testo e il significato de Il Commiato sono stravolti, la canzone è divenuta l'inno trionfale del PNF; suonato sempre subito dopo la Marcia Reale, a significare il dualismo fra Fascismo e Casa Savoia.


Non mancano i riferimenti, quasi profetici, al futuro del Paese, con gli italiani ''rifatti da Mussolini per la guerra di domani'', conflitto che effettivamente si svolse, ma che, di fatto, condusse anche alla caduta del Fascismo.


Ma, nel corso del Ventennio, il testo dell'inno fascista per eccellenza subirà ancora qualche lieve modifica, specialmente durante la guerra, quando saranno integrate alcune strofe dalla versione del brano in uso tra gli arditi, durante il primo conflitto mondiale.

 

L'ultima Giovinezza e la Repubblica Sociale Italiana



Tutto cambiò fra il 25 luglio e l'8 settembre 1943, caduto il regime fascista, in seguito all'armistizio di Cassibile, cessa temporaneamente di esistere un Partito Fascista, poiché lo stesso Mussolini è prigioniero sul Gran Sasso.


Dopo la liberazione del Duce da parte di un commando tedesco, nel giro di poco tempo viene fondata la Repubblica Sociale Italiana, alleata dei tedeschi, che necessita di un nuovo inno.


Ed ecco che torna, trionfale come sempre, e popolare come per i vent'anni precedenti, Giovinezza. Le parole cambiano, però, ancora, ma sono cupe e buie, come il periodo che il Paese attraversava. I tempi degli studi e degli amori sono solo un ricordo lontano, ora si canta di pugnali, di bombe, di trincee e di morte.


L'ultima versione di Giovinezza:



Il testo dell'ultima versione di Giovinezza:


Allorché dalla trincea

suona l'ora di battaglia,

è la prima fiamma nera

che terribile si scaglia

Col pugnale nella mano,

con la fede dentro il core,

ei s’avanza e va lontano

pien di gloria e di valor

 

Giovinezza, Giovinezza,

primavera di bellezza

e il fascismo è la salvezza

della nostra civiltà

E per Benito Mussolini

Eja eja, alalà!

 

Del pugnale al fiero lampo

della bomba al gran fragore

tutti avanti, tutti al campo,

qui si vince oppur si muore!

Sono giovane, son forte,

non mi trema in petto il core,

sorridendo vo' alla morte

pria di andare al disonor!

 

Col pugnale e con la bomba

nella vita e nel terrore

quando l’obice rimbomba

non mi trema in petto il cuore

La mia splendida bandiera

l'ho difesa con onore

è una fiamma tutta nera,

che divampa in ogni cuor!


Finita la guerra e caduta anche la Repubblica Sociale, Giovinezza venne quasi dimenticata, etichettata come canzone fascista e quindi destinata all'oblio. Il popolo di eroi seppe, senza troppe difficoltà, cambiare repertorio, sostituendo Giovinezza con Bella Ciao, cambiando il colore alla camicia, non più nera, ma altrettanto violenta contro chi invece decise di non rinnegare il suo passato.


Senza divagare ulteriormente, questa è la storia di come Il Commiato, un canto studentesco e goliardico, e Giovinezza, la canzone fascista per eccellenza, l'inno di Partito, spettatrice del Fascismo dalla nascita alla morte.

Diego Como

Il Presente è il quotidiano di cultura, informazione e formazione della destra militante italiana, è diretto da Matteo Respinti.

Questo sito non è una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Le immagini e i video pubblicati sono tratti da internet e, per tanto, valutati di pubblico dominio: qualora il loro uso violasse diritti d’autore, lo si comunichi alla redazione che provvederà alla loro pronta rimozione.

© Copyright Il Presente 2024 - Tutti i diritti riservati.

bottom of page