A tutti è capitato, almeno una volta, di ascoltare Giovinezza, il famoso inno trionfale del Partito Fascista, ma a pochissimi è nota la sua vera genesi.

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Il Commiato, il canto studentesco che diverrà Giovinezza
Il brano non è, infatti, di origine nera e nasce circa una decina d'anni prima dei Fasci di Combattimento. Nel libro Tempi d'Oro di Carlo Moriondo è raccontata, direttamente dal compositore, Giuseppe Blanc, la nascita della canzone.
Tutto iniziò un pomeriggio di maggio del 1909, nell'ambiente degli studi di legge dell'università di Torino, quando Blanc venne informato da alcuni amici che quella sera stessa si sarebbe tenuta una cena in onore dei laureandi al termine del ciclo di studi.
Ciò che i suoi amici volevano dal compositore era un brano che celebrasse la fine della vita universitaria e l'inizio di quella lavorativa, rimpiangendo però i bei tempi degli studi e agli amori. Blanc chiese allora aiuto all'amico Nino Oxilia per la composizione del testo, mentre lui stesso si occupò della musica.
Il Commiato, antenata di Giovinezza

Nasce così Il Commiato, un canto studentesco che, fra rimaneggiamenti e modifiche dle testo, avrà un'esistenza gloriosa travagliata.
Ecco la primissima versione de Il Commiato:
Il testo de Il Commiato:
Son finiti i giorni lieti
degli studi e degli amori,
o compagni, in alto i cuori
e il passato salutiam.
È la vita una battaglia,
è il cammino irto d'inganni,
ma siam forti, abbiam vent'anni,
l'avvenire non temiam.
Giovinezza, giovinezza,
primavera di bellezza!
Della vita nell'asprezza,
il tuo canto squilla e va!
Stretti stretti sotto braccio
d'una piccola sdegnosa
trecce bionde, labbra rosa,
occhi azzurri come il mar.
Ricordare in primavera
i crepuscoli vermigli
tra le verdi ombre dei tigli
i fantastici vagar.
Salve, nostra adolescenza;
te commossi salutiamo,
per la vita ce ne andiamo,
il tuo riso cesserà.
Ma se un dì udremo un grido
dei fratelli non redenti
alla morte sorridenti
il nemico ci vedrà.
Giovinezza, l'inno degli Arditi

I giorni lieti degli studi e degli amori erano, però, finiti per davvero, tant'è che, nel giro di pochi anni, la Belle Époque si concluse con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e lo stesso Oxilia, chiamato al fronte, morirì sul Monte Tomba, venendo premiato postumo con la della medaglia d'argento al valor militare.
Il Commiato, nel frattempo, è ancora molto popolare e ogni reparto ne fa una sua versione, la più popolare diviene l'inno degli Arditi, che mantengono le musiche originali rivisitandone il testo.
Del pugnale al fiero lampo
della bomba al gran fragore
su compagni, tutti al campo
là si vince oppur si muore,
sono giovane e son forte
non mi trema in petto il core
sorridendo vo’ alla morte
pria d’andare al disonor!
Giovinezza, giovinezza
primavera di bellezza
della vita nell’ebrezza
il tuo canto squillerà
Allorché dalla trincera
suona l’ora di battaglia
sarà pria la Fiamma Nera
che terribile si scaglia
col pugnale nella mano
con la fede dentro il core
ei s’avanza e va lontano
pien di gloria e di valor!
Di Pontida il giuramento
feci un dì per la mia terra
esclamando: guerra, guerra
all’austriaco invasore
sono Ardito, Ardito e fiero
con la bomba e col pugnale
guai per l’orrido straniero
che mi attende e che mi assal!
Dell’Orsini ho qui la bomba
ho il pugnale del terrore
pur se l’obice rimbomba
non mi trema in petto il core
la mia spendida bandiera
è di un unico colore
è una fiamma tutta nera
che divampa in ogni cor!
Il testo è snaturalizzato, cambiato nella forma e nella sostanza: le dolci parole d'addio all'epoca della giovinezza sono ora canto di morte e di eroismo, di guerra e di patriottismo.
Nel 1919 il canto giunge a Fiume con D'Annunzio, e proprio nella città irredenta, il brano sarà modificato nuovamente, nel testo e, in parte, nella musica, dal letterato Marcello Manni. L'Inno è apprezzatissimo fra i legionari fiumani, e ben presto lo diventerà sarà anche fra i fascisti.
Giovinezza, l'inno dei Fasci di Combattimento
Manni, entrato nei Fasci di Combattimento, porta con se il brano, spacciandosi per l'autore, e firmandone una nuova versione, che verrà registrata su disco nel 1921, dal tenore Martinelli.

Giovinezza, così chiamato d'ora in poi, nella sua nuova forma:
Il testo Giovinezza, così chiamato d'ora in poi, nella sua nuova forma:
Su, compagni in forti schiere,
marciam verso l'avvenire
Siam falangi audaci e fiere.
pronte a osare. pronte a ardire.
Trionfi alfine l'ideale
per cui tanto combattemmo:
Fratellanza nazionale
d'italiana civiltà.
Giovinezza, Giovinezza
primavera di bellezza,
nel ''fascismo'' è la salvezza
della nostra libertà.
Non più ignava nè avvilita
resti ancor la nostra gente,
si ridesti a nuova vita
di splendore più possente.
Su, leviamo alta la face
che c'illumini il cammino,
nel lavoro e nella pace
sia la vera libertà
Ne le veglie di trincea
cupo vento di mitraglia
ci ravvolse alla bandiera
che agitammo alla battaglia.
Vittoriosa al nuovo sole
stretti a lei dobbiam lottare,
è l'Italia che lo vuole,
per l'Italia vincerem.
Sorgi alfin lavoratore
giunto è il dì della riscossa
ti frodarono il sudore
con l'appello alla sommossa.
Giù le bende ai traditori
che ti strinsero a catena;
Alla gogna gl'impostori
delle asiatiche virtù.
Giovinezza, Giovinezza
primavera di bellezza,
nel ''fascismo'' è la salvezza
della nostra libertà.
D'ispirazione San Sepolcrista, con chiari riferimenti al socialismo, alla guerra appena combattuta e al risveglio delle grandi masse, il brano parla della rinascita del Paese, in chiave fascista, come si evince chiaramente dalla strofa del ritornello: ''nel fascismo è la salvezza della nostra libertà''.
Mussolini sceglie Giovinezza come inno del PNF

Nel frattempo, però, Blanc, vero autore del brano, anche lui fascista come Manni, lotta affinché gli siano riconosciuti i diritti come autore della canzone più popolare che il fascismo conobbe. Blanc arrivò, addirittura, a interpellare lo stesso Mussolini, il quale obbligò Manni a ristampare il foglio della musica, vedendo a Blanc riconosciuto il ruolo di compositore, mentre all'altro, il semplice ruolo di arrangiatore.
Nel 1924 Mussolini scelse proprio questo brano come inno del Partito Fascista, facendo però riscrivere il testo a Savator Gotta, ex compagno di scuola di Blanc. Nel 1925 la canzone diviene disco, ed è subito cantata da tutti i tenori di fama che il Paese potesse contare; da Beniamino Gigli, Martinelli, Romito, Primo Montanari, Assante e molti altri.
La fama di questa versione non si limitò all'Italia, ma divenne popolarissima anche in altri Paesi, come l'Inghilterra e la Germania, per citarne solo due.
L'Inno del Partito Fascista:
Il testo dell'Inno del Partito Fascista:
Salve o popolo d'eroi
Salve o patria immortale
Son rinati i figli tuoi
Con la fede e l'ideale
Il valor dei tuoi guerrieri,
La virtù dei tuoi pionieri
La vision dell'Alighieri
Oggi brilla in tutti i cuor
Giovinezza, giovinezza,
Primavera di bellezza
Della vita, nell'asprezza
Il tuo canto squilla e va!
E per Benito Mussolini,
Eja eja alalà!
E per la nostra Patria bella,
Eja eja alalà!
Dell'Italia nei confini
Son rifatti gli italiani;
Li ha rifatti Mussolini
Per la guerra di domani
Per la gloria del lavoro
Per la pace e per l'alloro,
Per la gogna di coloro
Che la patria rinnegar.
I poeti e gli artigiani
I signori e i contadini
Con orgoglio gli italiani
Giuran fede a Mussolini.
Non v'è povero quartiere
Che non mandi le sue schiere
Che non spieghi le bandiere
Del fascismo redentor.
Ancora una volta, il testo e il significato de Il Commiato sono stravolti, la canzone è divenuta l'inno trionfale del PNF; suonato sempre subito dopo la Marcia Reale, a significare il dualismo fra Fascismo e Casa Savoia.
Non mancano i riferimenti, quasi profetici, al futuro del Paese, con gli italiani ''rifatti da Mussolini per la guerra di domani'', conflitto che effettivamente si svolse, ma che, di fatto, condusse anche alla caduta del Fascismo.
Ma, nel corso del Ventennio, il testo dell'inno fascista per eccellenza subirà ancora qualche lieve modifica, specialmente durante la guerra, quando saranno integrate alcune strofe dalla versione del brano in uso tra gli arditi, durante il primo conflitto mondiale.
L'ultima Giovinezza e la Repubblica Sociale Italiana

Tutto cambiò fra il 25 luglio e l'8 settembre 1943, caduto il regime fascista, in seguito all'armistizio di Cassibile, cessa temporaneamente di esistere un Partito Fascista, poiché lo stesso Mussolini è prigioniero sul Gran Sasso.
Dopo la liberazione del Duce da parte di un commando tedesco, nel giro di poco tempo viene fondata la Repubblica Sociale Italiana, alleata dei tedeschi, che necessita di un nuovo inno.
Ed ecco che torna, trionfale come sempre, e popolare come per i vent'anni precedenti, Giovinezza. Le parole cambiano, però, ancora, ma sono cupe e buie, come il periodo che il Paese attraversava. I tempi degli studi e degli amori sono solo un ricordo lontano, ora si canta di pugnali, di bombe, di trincee e di morte.
L'ultima versione di Giovinezza:
Il testo dell'ultima versione di Giovinezza:
Allorché dalla trincea
suona l'ora di battaglia,
è la prima fiamma nera
che terribile si scaglia
Col pugnale nella mano,
con la fede dentro il core,
ei s’avanza e va lontano
pien di gloria e di valor
Giovinezza, Giovinezza,
primavera di bellezza
e il fascismo è la salvezza
della nostra civiltà
E per Benito Mussolini
Eja eja, alalà!
Del pugnale al fiero lampo
della bomba al gran fragore
tutti avanti, tutti al campo,
qui si vince oppur si muore!
Sono giovane, son forte,
non mi trema in petto il core,
sorridendo vo' alla morte
pria di andare al disonor!
Col pugnale e con la bomba
nella vita e nel terrore
quando l’obice rimbomba
non mi trema in petto il cuore
La mia splendida bandiera
l'ho difesa con onore
è una fiamma tutta nera,
che divampa in ogni cuor!
Finita la guerra e caduta anche la Repubblica Sociale, Giovinezza venne quasi dimenticata, etichettata come canzone fascista e quindi destinata all'oblio. Il popolo di eroi seppe, senza troppe difficoltà, cambiare repertorio, sostituendo Giovinezza con Bella Ciao, cambiando il colore alla camicia, non più nera, ma altrettanto violenta contro chi invece decise di non rinnegare il suo passato.
Senza divagare ulteriormente, questa è la storia di come Il Commiato, un canto studentesco e goliardico, e Giovinezza, la canzone fascista per eccellenza, l'inno di Partito, spettatrice del Fascismo dalla nascita alla morte.
Diego Como