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Il noto scrittore anti-mafia Roberto Saviano ha dichiarato il “fallimento del modello Caivano”. Don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, gli ha risposto duramente ricordando come, dopo una visita risalente a 20 anni fa, l'autore di Gomorra, a differenza del Premier Meloni, non si sia più fatto vedere dalle parti di Caivano, nonostante gli inviti del Don.
Patriciello, da anni impegnato contro il degrado e la camorra, ha difeso l'impegno del Governo Meloni, ma, saggiamente, ha anche invitato a guardare oltre gli slogan e le polemiche, affermando che per affrontare il “male radicato” di Caivano e simili periferie servono risposte concrete e non divisione ideologica.
In altre occasioni, Il Presente aveva preso le difese di Roberto Saviano, poiché, nonostante le differenze ideologiche o, meglio, nonostante la sua tendenza a ideologizzare l'anti-mafia, ci era parso che il bene della lotta alla mafia dovesse superare le sterili polemiche. Saviano, una volta ancora, si dimostra incapace di riservare una cortesia simili (in vero, semplice onestà intellettuale) nei confronti della "destra" e del Governo Meloni.
Le Parole di Roberto Saviano sul modello Caivano:
Questo il lancio di La Presse, con i virgolettati di Roberto Saviano, che ha scatenato la risposta di Don Patriciello:
“Il completo fallimento del modello Caivano, sbandierato dal Governo, si vede in questi omicidi”. Lo dice a LaPresse lo scrittore Roberto Saviano, commentando le morti di giovanissimi, avvenute tra Napoli e provincia, nel giro di pochi giorni. “Queste non sono faide decretate da famiglie di camorra e la camorra non ha fermato la diffusione delle armi”, ha affermato.
“Arcangelo Correra è morto nel centro storico di Napoli, dove è nata la ‘paranza’ dei bambini. Correra cade in zona Tribunali, da sempre controllata dalle paranze. Basti pensare a Emanuele Sibillo, diventato quasi un mito, ucciso ormai dieci anni fa. Questo dimostra che sotto la cappa dell’overtourism nulla è cambiato
Questo il lungo post su Facebook di Don Patriciello in risposta a Roberto Saviano
Gli ultimi tre orribili omicidi avvenuti a Napoli dovrebbero bastare per farci diventare più intellettualmente onesti, pensosi, umili; più veri. Dovremmo tutti arrossire di vergogna e chiedere perdono ai ragazzi per le ruberie perpetrate negli anni da politici che hanno pensato a riempire solo le loro tasche. Per lo spreco - enorme - di denaro pubblico. Per non essere stati in grado di bloccare le tonnellate di droga che hanno invaso la Campania e l’Italia. Per avere costruito impensabili quartieri con materiali fatiscenti per ammassarvi migliaia di persone lasciandole poi in balia di prepotenti e camorristi.
Guarire una persona influenzata è facile. Richiamare in vita un ammalato grave è cosa molto più complessa. E Parco Verde, il centro sportivo ridotto a un immondezzaio puzzolente, il comune di Caivano sciolto per la seconda volta per infiltrazioni mafiose, il dramma ambientale e sanitario, i mille clan della camorra che ci angariano da sempre, la disoccupazione atavica che affligge la nostra terra, il lavoro in nero, l’evasione scolastica, la pigrizia di tanta gente “buona” che non disdegna di insozzare e occupare strade e marciapiedi, meriterebbero un’analisi più onesta, più severa. Per amore di questo nostro popolo bistrattato occorre andare al di là degli slogan e degli stereotipi.
Invece, Roberto Saviano scrive che “gli omicidi dimostrano il fallimento completo del modello Caivano”. Falso. Caro Roberto, sono passati quasi 20 anni da quando - sconosciuto giornalista - venisti al “Parco Verde” per scrivere dell’omicidio di un nostro ragazzo di 15 anni. Quel racconto finì nel tuo libro “Gomorra”. Da allora - lo sai bene - ti ho invitato tante volte a ritornare. A dare voce alle nostre voci. Non lo hai mai fatto. Non sei mai venuto. In questi 20 anni - pensa a quanti governi si sono succeduti e da chi erano formati - le cose sono andate di male in peggio. Non poteva che essere così. Lasciato a se stesso il degrado peggiora; l’ammalato si aggrava e muore.
Ho chiesto aiuto a tutti. I colori politici non mi hanno mai impressionato. Sono un prete. Un uomo libero. I rischi di essere frainteso e deriso ci sono. Pazienza. Il presidente del Consiglio dei ministri della nostra repubblica, l’anno scorso, ha accolto il mio invito. È venuta. È ritornata. Quel che è accaduto a Caivano è sotto gli occhi di tutti. Di tutte le persone oneste che vogliono vedere. Certo, è poca cosa rispetto al gran lavoro che dovrà essere fatto. I miracoli li fa Dio. La bacchetta magica ce l’ha la fata. Nessuno ha mai creduto che in un solo anno, un luogo dove - parola di Vincenzo De Luca - “lo Stato non c’è. Punto” sarebbe diventato il paradiso terrestre. Si sta lavorando. Con fatica.
Avrai saputo che “Parco Verde” non è più una delle più grandi piazze di spaccio d’Europa. Qualcosa si muove. Giorgia Meloni ha risposto al mio appello. Un merito che altri, prima di lei, non hanno voluto o potuto prendersi. La verità è limpida come l’acqua di sorgente. Se vuoi bene al tuo popolo, non remare contro. Si perde solamente tempo. Lascia che lo facciano i politici di professione. Noi, preti, giornalisti, scrittori, intellettuali, dobbiamo essere capaci di stare al di sopra delle parti. Essere coscienza critica. Sempre con le mani pulite. Viceversa, non saremmo credibili.
No, Roberto, gli ultimi omicidi non dimostrano affatto il completo fallimento del modello Caivano, ma sono il frutto avvelenato e velenoso di decenni di disattenzione verso il dramma della camorra, della terra dei fuochi, delle problematiche giovanili, delle nostre bistrattate periferie. Ti auguro ogni bene. E ti invito ancora una volta a ritornare al “Parco Verde”.
Dio ti benedica.
Padre Maurizio Patriciello.
Redazione