In viaggio contro la mafia: 50 giovani da tutta Italia per la giustizia e la legalità
- Arianna Sanseverino
- 29 lug
- Tempo di lettura: 5 min

Dal 16 al 20 luglio, cinquanta ragazzi provenienti da tutta Italia si sono incontrati a Palermo per partecipare al viaggio dell’Agenzia Italiana della Gioventù. Cinque giorni intensi, dedicati alla memoria di Paolo Borsellino e alla comprensione profonda del fenomeno mafioso, non con il solo intento di commemorare passivamente.
È stato incisivo vedere da vicino come la mafia operi ancora sul territorio siciliano, seppur con modalità cambiate nel tempo. Dopo il maxiprocesso, la mafia si è trasformata, i suoi carnefici non sono più solo uomini armati, ma uomini in giacca e cravatta, infiltrati nelle istituzioni e, in certi casi, perfino nella magistratura. Colpiscono dall’interno, in modo sottile, quasi invisibile.
La narrazione si concentra giustamente sulle vittime, ma durante questo viaggio abbiamo riflettuto su un'altra verità: sono vittime a tutti gli effetti anche coloro che restano in silenzio. Chi non denuncia, chi volta lo sguardo altrove, diventa complice.
Museo del Presente: un’esperienza che lascia il segno
Uno dei momenti più intensi è stato l’incontro con la sorella di Giovanni Falcone, al Museo del Presente. Non un semplice museo, ma un’esperienza immersiva che lascia il segno.
Colpisce il bancale sospeso colmo di fascicoli, simbolo del materiale usato durante il maxiprocesso, accompagnato da un video emozionante. In tanti siamo usciti in silenzio, toccati nel profondo. Fuori, uno specchio recita: “Ora tocca a te.” La vera sfida è questa: agire. Come ricordato dalla sorella di Falcone, la lotta alla mafia parte dalla scuola, attraverso testimonianze ed esperienze.
Corleone: i giovani che dicono no alla mafia
I ragazzi di Corleone non hanno bisogno di qualcuno che li sensibilizzi alla mafia, vivono in un luogo in cui è lampante capire quanto la mafia sia terribile. In quei quartieri, i membri delle famiglie mafiose girano tranquillamente per la città, ignorati dal resto della comunità cittadina. In passato dominavano il luogo, ora lo abitano semplicemente, perché in molti, tra giovani e adulti, lottano per rendere libera la loro città.
Durante il viaggio, parlando con chi ci ha accompagnato e con le persone che abbiamo incontrato, mi sono interrogata su quale fosse il modo migliore per sensibilizzare i ragazzi sulla mafia, dopo Corleone sono giunta a una conclusione: i ragazzi devono parlare ai ragazzi, perché solo così si perdono tutti gli istituzionalismi del caso, che potrebbero conferire alla mafia un "fascino ribelle" e si possono raccontare le pagine nere della cronaca senza filtri e con potenza e impatto.
Da che parte scegli di stare?
In una sala del Centro internazionale di documentazione sulla mafia e del Movimento antimafia abbiamo preso parte a un incontro con il sindaco Walter Rà, che ha nominato le famiglie mafiose ancora presenti e attive a Corleone. Un gesto che testimonia lo stile della lotta di queste persone, un coraggio che non teme la possibile risposta della mafia e, anzi, denuncia affinché questa possa essere sconfitta.
Come disse Paolo Borsellino: “La mafia e la politica possono cooperare, oppure è guerra.”. E guerra deve essere.
La resistenza ai corleonesi inizia dalle parole, dette di persona a chi visita la città, ma continua anche sui social. La presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo, ci ha spiegato come oggi sia nata una nuova forma di criminalità organizzata: la cybermafia, la mafia che agisce attraverso i social e gli strumenti digitali per compiere reati o impartire ordini dalle carceri. Ma i social possono essere anche uno strumento potente per combattere la mafia. Sta a noi decidere da che parte stare.
La fiaccolata: nessuna tregua alla mafia

Sabato 19 luglio centinaia di persone provenienti da tutta Italia si sono radunate in piazza Vittorio Veneto a Palermo, per partecipare alla fiaccolata in memoria di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta, uccisi il 19 luglio 1992 in via D’Amelio.
È stata una grande emozione tenere una fiaccola e lo striscione nella parte finale del corteo. Ogni passo ha evocato la lunga storia di impegno e lotta contro la mafia. Ogni fiaccola simboleggiava la fiamma di giustizia che arde dentro ognuno di noi. Un’emozione forte, che ha rinnovato in noi l’importanza della libertà e la legalità.
Arianna Sanseverino
Testimonanze
Beatrice Sala, rappresentante degli studenti del FUAN Torino:
Non mi aspettavo di vivere un’esperienza così intensa. Il momento più toccante è stato al Museo del Presente: il curatore ha raccontato in modo dettagliato e toccante la storia di Falcone e Borsellino. Nessun filtro, solo verità.
A Corleone mi ha colpito profondamente un ragazzo di 18 anni: ci ha guidati tra i luoghi simbolo della città con parole semplici ma cariche di consapevolezza. Aveva la fisicità di un ragazzo ma la mente di un adulto, questo mi ha fatto riflettere su quanto i giovani di Corleone crescano con una forte coscienza, spesso più matura della nostra.
Questo viaggio mi ha anche permesso di confrontarmi con coetanei di tutta Italia, ognuno con visioni diverse, ma uniti dallo stesso desiderio di giustizia. Un confronto arricchente, che ha dato ancora più valore a un’esperienza già fortemente formativa.
Giorgia Carcione, rappresentante degli studenti di Azione Universitaria Sapienza
Questo viaggio è stato molto più di un percorso organizzato: è stata un’esperienza intensa che ha colpito nel profondo, rafforzando in tutti noi il senso di comunità. Le attività proposte ci hanno permesso di conoscere in modo autentico e dettagliato la vera storia della mafia.
A Corleone ho vissuto un mix di emozioni: ho percepito la forza e l’impegno dei giovani che lottano ogni giorno contro la mafia, ma anche il peso del pregiudizio che ancora li circonda. Ho compreso cosa sia realmente la mafia oggi e quanto sia fondamentale il contributo di ciascuno per sconfiggerla.
L’esperienza ha coinvolto persone provenienti da tutta Italia, ma accomunate dallo stesso ideale, rendendoli parte di una sola comunità, sempre più forte. La memoria resta centrale: bisogna parlare e ricordare chi ha lottato e sacrificato la propria vita. Diffondere il loro messaggio è un dovere e un onore.
Alessandro Meriggi, rappresentante degli studenti di AU e militante di GN Bari
Partecipare a questo viaggio a Palermo è stata un’esperienza intensa e formativa. Mi aspettavo di capire meglio il fenomeno mafioso: come agisce, come si struttura e quali strumenti possiamo usare per riconoscerlo e combatterlo nella quotidianità.
Visitare Corleone è stato particolarmente emozionante: un luogo simbolo che oggi rappresenta anche la rinascita e la resistenza civile. A colpirmi maggiormente è stato l’impegno dei giovani siciliani nella lotta alla mafia: testimonianze forti, sincere, che dimostrano quanto il cambiamento sia possibile solo con la partecipazione collettiva. Anche il sindaco di Corleone, Walter Rà, che a 34 anni lotta per lasciare il segno con coraggio e determinazione. Questa esperienza mi ha anche permesso di stringere legami con altri ragazzi impegnati nel sociale.
Racconterò ciò che ho vissuto per sensibilizzare chi mi circonda: la mafia non è solo criminalità organizzata, ma anche cultura distorta che possiamo e dobbiamo cambiare insieme.






Commenti