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Il vero scoppio della 1° Guerra Mondiale: due finanzieri fermano l'Austria - Ungheria

Se vi dicessi che la guerra con l'Austria-Ungheria non scoppiò il 24 maggio, ma il 23 maggio alle 22:40, mi credereste?



L'Italia è pronta alla guerra, l'ingresso è previsto il 24 maggio 1915


Dopo mesi di tensioni interne, proteste di piazza e scontri accesi fra interventisti e neutralisti, il Governo italiano ruppe, infine, gli indugi. Per il 24 maggio 1915, con atto solenne e irrevocabile, fu annunciata la dichiarazione di guerra all’Impero austro-ungarico, nemico giurato dei patrioti italiani, fin dai tempi del Risorgimento.


Paradossalmente, secondo il calendario ufficiale, l’effettiva entrata in vigore di quella dichiarazione era fissata a partire dalla mezzanotte: fino a quell’istante, almeno formalmente, la pace regnava ancora e le ostilità non sarebbero dovute cominciare.


Il ponte di Brazzano: dove la guerra iniziò prima della mezzanotte


Lungo il confine, nei pressi del corso del torrente Judrio, si trovava un punto di passaggio sconosciuto ai più, ma importante dal punto di vista strategico: il ponte doganale di Brazzano, nei pressi di Cormons.


Altro non era se non una piccola costruzione in muratura, poco difesa, ma che consentiva, o meno, il transito da una sponda all’altra del fiume, delimitando il confine tra i due Paesi.


Quel ponte, apparentemente marginale nel grande scacchiere della guerra, sarebbe diventato il teatro di un evento destinato a entrare nella storia della nostra Nazione.


A vegliare sulla struttura erano stanziati due uomini, due regi finanzieri, Pietro Dall’Acqua e Costantino Carta. Il primo era un veneto, il secondo un sardo. Entrambi prestavano servizio nella Guardia di Finanza, corpo che, specifichiamolo, oltre ai compiti di controllo economico, svolgeva anche funzioni militari nelle zone di frontiera e che, a onore del vero, era spesso il primo corpo a entrare in contatto con eventuali incursioni o movimenti ostili sul confine.


23 maggio 1915, ore 22:40: due finanzieri accendono la miccia della Storia


Quella sera, una sera come tante altre, i due uomini si trovavano in pattugliamento, scrutavano la riva opposta del Judrio. Ma quella notte non era una notte come le altre.


I giorni precedenti avevano portato con sé segnali inquietanti: avvistamenti di soldati nemici nei boschi, misteriose sparizioni di contadini, insomma una attività sempre più crescente sul versante austriaco.


Verso le 22:30, le loro preoccupazioni si fecero certezza. I due scorsero movimenti furtivi tra le ombre degli alberi: si trattava di una pattuglia austro-ungarica, il cui obiettivo era far saltare il ponte prima dell'inizio ufficiale delle ostilità, tagliando così uno dei possibili varchi per l’offensiva italiana.


In quel momento critico, i due finanzieri si trovarono di fronte a una decisione che andava ben oltre gli ordini di pattugliamento che gli erano stati impartiti. Tecnicamente, non potevano attaccare: la guerra, per i documenti ufficiali, non era ancora cominciata. Era chiaro, però, che il nemico non si faceva scrupoli.


Pur consci di contravvenire agli ordini, non potevano non agire. Era una questione di responsabilità, di coscienza, di spirito patriottico. I due finanzieri, sicuri di quanto stavano per fare, presero posizione, alzarono i fucili e aprirono il fuoco contro gli austriaci che si avvicinavano al ponte.


Gli austriaci risposero, ma, presi alla sprovvista e sotto tiro ravvicinato, si ritirarono rapidamente. L’azione fu breve, il tutto durò meno di cinque minuti, ma bastò a segnare l'inizio della guerra. Erano le 22:40 del 23 maggio 1915. La guerra era iniziata, almeno lì a Brazzano.


Questo gesto, compiuto da due uomini ordinari, quasi anonimi, in un luogo periferico, dovrebbe avere un peso straordinario nella memoria storica italiana.


Per la Guardia di Finanza quell’episodio rappresenta un punto d’onore: l’inizio del proprio contributo al conflitto mondiale. Negli anni successivi, i nomi di Pietro Dall’Acqua e Costantino Carta furono ricordati con rispetto e in loro memoria venne posta una lapide commemorativa presso il ponte di Brazzano.


Quei pochi colpi, sparati senza paura contro un nemico che, contravvenendo alla carta firmata, cominciava le ostilità in anticipo, furono il primo segno del valore che i soldati italiani seppero dimostrare durante il secondo conflitto più sanguinario combattuto in Europa nella prima metà del '900.

 
 
 

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