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Relazioni tossiche e atroci delitti: andare oltre gli slogan

Immagine del redattore: Francesco RoccaFrancesco Rocca

L’omicidio di Giulia Cecchettin, perpetrato dall’ex fidanzato Filippo Turetta, ha scosso l’opinione pubblica. È un dramma che ha spezzato una giovane vita, distruggendo famiglie e comunità.


Ci chiediamo tutti cosa può portare un individuo, giovanissimo, a compiere un atroce delitto. Purtroppo, programmi in odore di audience, strumentalizzazioni, presunte colpe collettive e dannosi slogan, non aiutano a elevare il dibattito pubblico e a trovare soluzioni concrete.

Penso che si debba partire dall’educazione al rispetto reciproco, dalla ricostruzione delle Comunità, dal buon esempio che devono dare gli adulti e i personaggi esposti pubblicamente e da pene più certe per chi distrugge vite innocenti.


La Scuola certamente ha un ruolo fondamentale per la formazione di un individuo, il mainstream e i social network oggigiorno plasmano le menti degli adolescenti, spesso bombardati dai messaggi dei cattivi maestri e da contenuti espliciti facilmente accessibili che hanno un effetto devastante, anche sugli affetti e sulle relazioni.


La Famiglia, i genitori sono essenziali, a loro il compito di crescere i figli nel rispetto del prossimo e di loro stessi, attraverso il dialogo e il confronto. Famiglia e Scuola devono essere interconnesse, lavorare insieme per ricostruire le Comunità che abbiano al centro il rispetto della vita.


Ciò che ad oggi manca è anche la certezza della pena, è di pochi giorni fa la notizia di un assassino, che ha ucciso la fidanzata a coltellate, trasferito dal carcere agli arresti domiciliari perché grande obeso e fumatore accanito; di fronte a terribili omicidi, questo tipo di misure non possono essere la soluzione.


Ripartire da qui quindi, evitando slogan e alibi sociali per i criminali.


Francesco Rocca

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