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Solo il 14% degli italiani è disposto a difendere la Patria

Una delle citazioni che più preferisco di Shakespeare è il discorso prima della battaglia, tratto dall’Enrico V e, però, inventato proprio dal Bardo inglese. Tra le foreste e i campi di Anzicourt, il sovrano inglese esorta i propri uomini a non temere la netta inferiorità numerica: "Noi pochi, noi felici pochi, noi fratelli in armi".


Li chiama alla battaglia, prefigura uno scontro memorabile, e promette che tutti ricorderanno quanto lì accaduto. E, in effetti, ad Azincourt, Enrico V batte sonoramente i francesi.


Quel “noi felici pochi” mi è risuonato sovente nella mente, come un monito e un incoraggiamento a non arrendersi mai. Oggi, però, le parole del sovrano assumono tutto un' altro significato.


Gli italiani non combatterebbero per la Patria: i dati che preoccupano


Secondo un sondaggio di Reuters, solo il 16% degli italiani sarebbe disposto a combattere per difendere la propria nazione, mentre, secondo la stima di Gallup, la percentuale scende al 14%. Tale rilevazione è spiazzante, uno dei dati più bassi del mondo.


Altresì, sempre a proposito del medesimo quesito, i disposti a combattere per il proprio paese in Europa occidentale raggiungere, al massimo, il 29%, mentre nei paesi dell'Europa orientale il dato arriva al 39%.


Una riflessione è d'uopo, perché gli italiani e gli europei non difenderebbero la propria terra e la propria Patria?


Purtroppo, non dobbiamo stupirci. Per tutto il corso della Guerra fredda, l'Europa occidentale ha vissuto, certo, nel benessere ma, a ridosso della cortina di ferro, è comunque rimasta vigile. Con il crollo del Muro di Berlino, e poi con il dissolversi dell’Unione Sovietica, però, la difesa è divenuta sempre più un concetto astratto, che non impensierisce nessuno.


L’Italia e il patriottismo negato: una generazione senza amor di Patria


Ma il problema non è solo di carattere geopolitico: il problema è valoriale, e profondo. Oggi, nella stragrande maggioranza della popolazione europea, non c'è alcun attaccamento o valore patriottico.


L'Italia è l’esempio lampante di tutto ciò: nonostante l'articolo 52 della Costituzione, che impone la difesa della Patria come dovere di ogni cittadino, il sistema scolastico, così come la formazione famigliare e religiosa, non conosce l’educazione a detti valori di Patria. Anzi, ogni forma di patriottismo è sminuita e stigmatizzata.


A partire dal 1946, ogni esaltazione della storia e dei valori nazionali, o della difesa dei "sacri confini", al di fuori dell’esperienza della Resistenza (rispetto alla quale, comunque, l’accento è sempre posto sul carattere democratico piuttosto che su quello patriottico), è sempre stata mal vista. Basti pensare che le parate militari, la deposizione di corone di fiori al milite ignoto, sono state progressivamente ridotte e abolite.


Mi si potrà ribattere che sono cambiati tempi, valori e i contesti geopolitici. Vero, ma non è detto che il cambiamento sia stato in meglio.


L’Occidente ha smarrito la patria: la crisi dell’identità e dei valori


L'identità nazionale è stata cancellata e il concetto di Patria, come terra comune, che, dalla notte dei tempi, sono il perno dell’educazione e della comprensione di se, sono stati relegati a bigottismo e xenofobia. Altresì, la nostra società ha coltivato “valori” quali il culto del basso egoismo, insegnando alla nostra gioventù a fregarsene di ogni concetto che travalichi, o trascenda, il proprio interesse personale.

Un abisso separa gli italiani di oggi dai nostri padri che combatterono sul Piave, loro, pur uomini comuni coscritti della leva, sapevano perfettamente che soffrivano e davano la vita per proteggere quanto di più caro ha un uomo al mondo, la propria Patria, che altro non è che la casa, la famiglia e figli.


Non sorprendiamoci, però. Oggi, che in Occidente non sappiamo più definire l'uomo e la donna, figuriamoci se siamo in grado di concepire la Patria.


Il rammollimento valoriale, culturale e civile, che imperversa in Occidente (terra che, oramai, si odia e si disprezza), si palesa nel sondaggio con cui abbiamo aperto. Senza la nostra identità, e senza la volontà di difenderla, la civiltà crolla, è un processo storico.


L'Europa, è un guscio vuoto, schiacciato da potentati internazionali, con solo quei pochi, di shakespeariana memoria, pronti a difenderne la civiltà e l'eredità.


In fin dei conti, questa celebre battuta di Orson Welles, non è poi tanto distante dalla realtà:


«in Italia, per trent'anni e sotto i Borgia, ci furono guerre, terrore, omicidi, carneficine ma vennero fuori Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera non ci fu che amore fraterno, ma in cinquecento anni di quieto vivere e di pace che cosa ne è venuto fuori? L'orologio a cucù.»


Alessio Benassi

 
 
 

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