Di Pietro sta con Giorgia: la "toga rossa" sostiene la separazione delle carriere
- Redazione
- 22 gen
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 23 gen
Antonio Di Pietro, figura storica di Mani Pulite, ha espresso apertamente il proprio appoggio alla riforma della separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, un provvedimento fortemente sostenuto dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e dal governo guidato da Giorgia Meloni.

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L’ex magistrato, in un’intervista al Corriere della Sera, non ha risparmiato critiche ai suoi ex colleghi e ha definito la riforma «una conseguenza di buon senso» dei principi costituzionali.
La Costituzione a sostegno della separazione
Di Pietro ha motivato il suo sostegno al provvedimento richiamandosi agli articoli 104 e 111 della Costituzione italiana. In particolare, ha sottolineato come l’articolo 111 garantisca il diritto al giusto processo, il quale deve essere regolato dalla legge e dalla piena imparzialità
delle parti in gioco.
«Prevedere che accusa e giudice appartengano alla stessa famiglia è un controsenso», ha spiegato Di Pietro, paragonando la situazione al mondo dello sport: «Così come in una partita di calcio l’arbitro e il giocatore non possono far parte della stessa squadra, anche nel nostro sistema processuale giudici e pubblici ministeri non dovrebbero percorrere la medesima carriera.»
Critiche all’ANM: «Si leggano la Costituzione»
La posizione di Di Pietro si contrappone con fermezza a quella dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), che ha annunciato azioni di protesta contro la riforma, arrivando a paventare uno sciopero. L’ex magistrato ha definito questa mobilitazione «inaccettabile» e ha ricordato che il ruolo dell’ANM non dovrebbe sconfinare nel politico.
«Nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario – ha dichiarato Di Pietro – anziché uscire dall’aula con la Costituzione in mano, li inviterei piuttosto a rileggersela meglio.» Ha poi criticato duramente la trasformazione dell’ANM da organo culturale a quella che ha definito «una Terza Camera della Repubblica, però senza contrappesi».
Riforma e indipendenza del PM
Uno degli argomenti più dibattuti riguardo la riforma è il presunto rischio di un indebolimento del pubblico ministero e di una maggiore vicinanza al potere politico. Di Pietro ha respinto categoricamente queste accuse, definendole «fake news».
«Fino a prova contraria, la riforma non tocca l’articolo 104 della Costituzione, che garantisce l’indipendenza sia dei giudici che dei pubblici ministeri da ogni altro potere dello Stato», ha precisato. Anzi, secondo l’ex magistrato, il pubblico ministero potrebbe addirittura guadagnare in autonomia grazie al provvedimento.
Di Pietro ha inoltre aggiunto che l’indipendenza di giudici e PM dipende più dalla loro integrità personale che dalle norme. «La sudditanza al potere politico – ha detto – dipende solo dall’animus del giudice o del PM, non da una riforma.»
Un appello al dialogo, non allo sciopero
Ricordando il suo passato da magistrato, Di Pietro ha sottolineato di non essersi mai iscritto all’ANM proprio per non essere associato a posizioni politiche. Ha rievocato un episodio degli anni ’90, quando affisse un cartello fuori dal suo ufficio con la scritta: «Qui non si sciopera». Per questa scelta, ricevette un biglietto di ringraziamento dal presidente della Repubblica di allora, Francesco Cossiga.
Secondo Di Pietro, scioperare o girare le spalle alle istituzioni, come prospettato dall’ANM per il giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, rappresenterebbe un’offesa al Paese e ai suoi organi democratici. Piuttosto, ha invitato i magistrati contrari alla riforma a confrontarsi con le commissioni parlamentari e con il Consiglio Superiore della Magistratura, anziché ricorrere a gesti di protesta.
Un provvedimento necessario
Per l’ex magistrato di Mani Pulite, la separazione delle carriere non è solo una necessità per garantire l’imparzialità della giustizia, ma anche una questione di modernizzazione del sistema giudiziario italiano. Di Pietro ha ricordato che anche figure di grande spessore come Giovanni Falcone avevano espresso in passato la necessità di riformare la giustizia in questo senso.
Non sono mancate, tuttavia, critiche a certi atteggiamenti da parte del centrodestra, come l’eccessiva personalizzazione del dibattito politico. Ma per Di Pietro, il cuore della questione resta uno solo: garantire ai cittadini un sistema processuale che metta davvero sullo stesso piano accusa e difesa.
Redazione