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Brescia intitolerà un luogo a Sergio Ramelli, approvata la mozione di Fratelli D'Italia

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Ieri, 4 agosto 2025, in seduta straordinaria, la Provincia di Brescia ha approvato la mozione che prevede l’intitolazione di uno spazio pubblico a Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975.


Il voto si è tenuto dopo il rinvio del 30 luglio, avvenuto per mancanza del numero legale. La proposta, presentata dal consigliere Tommaso Brognoli (FdI) e sostenuta dal capogruppo Daniele Mannatrizio, è stata votata da otto consiglieri della maggioranza di centrodestra.


Segnaliamo l'astensione vergognosa del consigliere Agostino Damiolini (Lega) e, naturalmente, l'assenza, per scelta politica, di tutti i consiglieri del centrosinistra.


«Intitolare uno spazio a Ramelli significa rompere un tabù», ha dichiarato Brognoli. «È un atto di verità e giustizia istituzionale». Mannatrizio ha aggiunto: «Ramelli è stato assassinato per le sue idee. Non c’è provocazione, ma dovere civile». Diego Zarneri, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, ha parlato di «memoria restituita a una figura scomoda solo per l’egemonia culturale dominante».


Le critiche della sinistra e la difesa della memoria di Ramelli


Contro la mozione si sono schierati ANPI, CGIL, CISL, UIL, PD, M5S, Rifondazione e diversi collettivi locali, con una lettera inviata al prefetto Andrea Polichetti per chiedere di bloccare l’approvazione. L’accusa è sempre la stessa: quella di “strumentalizzazione ideologica” e “nostalgia neofascista”.

Ma la realtà è un’altra. Sergio Ramelli non ha mai imbracciato armi, non ha mai fatto parte di gruppi eversivi. È stato aggredito con violenza per un tema scritto in classe. È morto dopo 47 giorni di agonia, colpevole solo di essere un militante del Fronte della Gioventù.

Lo stesso Stato, attraverso il Memoriale delle vittime del terrorismo della Casa della Memoria, ne riconosce da tempo il ruolo di vittima degli anni di piombo. Quella che la sinistra definisce “provocazione” è in realtà il tardivo, ma non per questo meno meritevole, riconoscimento di una memoria per troppo tempo negata.


Il significato politico del voto su Ramelli a Brescia


La Provincia di Brescia si unisce così ad altre amministrazioni locali (da Milano a Verona, da Roma a Trieste) che hanno scelto di intitolare strade, parchi e luoghi istituzionali a Sergio Ramelli.


Da ieri, anche a Brescia, a mezzo secolo dai fatti, il voto porta un chiaro messaggio politico: rompere il monopolio narrativo che ha escluso per anni i caduti della destra giovanile dalla memoria pubblica.


Non si tratta di revisionismo, ma di giustizia. Le intitolazioni non devono essere il riflesso di una sola parte politica, e Ramelli, come gli altri giovani colpiti dalla violenza antifascista, merita il medesimo rispetto riservato alle vittime innocenti di fede opposta.


L’assenza dell’opposizione in aula è un messaggio chiaro: su Sergio Ramelli, il centrosinistra non vuole discutere. Eppure, un Paese civile non può accettare che ci siano morti di serie A e morti di serie B.


Prossimi passi: spazio pubblico per Sergio Ramelli a Brescia


L’approvazione della mozione apre ora la fase attuativa. Sarà la Giunta provinciale a individuare lo spazio da intitolare a Sergio Ramelli: si valuta un giardino, una sala consiliare o una strada. Le modalità saranno comunicate nelle prossime settimane.


Quel che conta, però, è il segnale politico. Ramelli entra ufficialmente nella toponomastica bresciana. E con lui, un’intera stagione della destra sociale viene riammessa nella memoria civile della città.


In un contesto in cui il racconto storico è stato troppo spesso piegato a logiche sinistre, il voto di Brescia afferma un principio di verità: ogni uomo che è pronto a morire per le proprie idee ha diritto ad essere ricordato.


Redazione

 
 
 

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