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Nella notte del 12 gennaio 1923, veniva approvata la relazione del generale Emilio De Bono, incaricato della costituzione di una nuova forza armata: la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.). Le ceneri dello squadrismo, quello violento e indisciplinato del Fascismo della prima ora venivano istituzionalizzate in una Forza Armata, simile a quella dei carabinieri.
La nascita della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale

Il 1 febbraio 1923, il Regio Decreto ne sancì ufficialmente la formazione, mentre con il Regio Decreto del 4 aprile 1924, la Milizia entrò a far parte ufficialmente delle Forze Armate dello Stato, prestando giuramento al re e divenendo, così, “al servizio di Dio e della Patria” e non più solo del Partito Fascista.
Così recita parte del decreto: “Provvedere in concorso coi corpi armati della sicurezza pubblica, e con l'esercito, a mantenere all'interno l'ordine pubblico; preparare e conservare inquadrati i cittadini per la difesa degli interessi dell'Italia nel mondo” e ancora “la Milizia è al servizio di Dio e della Patria e agli ordini del Capo del governo”.
C'è una piccola parentesi da aprire, ora che si è parlato della istituzione di questa milizia, riguardo alla differenza con gli altri corpi paramilitari di partito, tipici dei fascismi europei, come, per esempio, SA e SS, fatta eccezione per le Waffen-SS. Se queste, come detto, furono esclusivamente formazioni armate di proprietà del partito, sottolineo unicamente di quel partito, la M.V.S.N. venne invece rapidamente inquadrata nell'apparato statale, diventando di fatto una Forza Armata, o milizia, di Stato e non più proprietà esclusiva del solo al Partito Fascista. (1)
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L'inquadramento della M.V.S.N. nelle Forze Armate dello Stato

Questa statalizzazione dello squadrismo ebbe sicuramente i suoi risvolti positivi, sia per i neo-inquadrati militi, che lavoravano quindi lavorare per lo Stato, e non più contro di esso, in maniera totalmente istituzionalizzata; sia per il Paese stesso, che vedeva limitata, se non totalmente privata, l'autonomia "anarchica" delle squadre d'azione. Ciò ricondusse gli ex-squadristi all'ordine e alla disciplina.
“Ne si poteva abbandonare a se stessa una forza, ancora fremente di entusiasmo e di impulsi, che, nella esaltazione della vittoria avrebbe potuto pericolosamente straripare in illegalismi o esuberanze non più necessarie” (2).
Le Forze Armate non sono tutte uguali, una grossa differenza fra la Milizia e l'Esercito stava nel fatto che la prima arruolava solo su base volontaria, i suoi componenti, quindi, erano per natura decisamente diversi dai soldati di professione, esperti della materia militare.
Una piccola eccezione a questa regola generale fu osservabile nell'immediato dell'istituzione della Milizia e nei suoi primi anni di vita, quando all'interno della stessa confluirono numerosi reduci del primo conflitto mondiale, specialmente ex-arditi, mentre l'Esercito rimpinguò i propri ranghi come soli soldati di leva, quindi meno motivati e, sicuramente, meno preparati.
Organizzazione interna e divisione delle Milizie

La M.V.S.N. era divisa in Milizia ordinaria e Milizie speciali, le branche della Milizia che rientravano nella divisione ordinaria erano la Confinaria, la Coloniale, l'Universitaria, la DiCat (Milizia contraerea) e, infine, la Marittima. Le speciali erano, invece, la Milizia Forestale, la Stradale, la Ferroviaria, la Postelegrafonica e la Portuale.
In brevissimo tempo la M.V.S.N. arrivò a contare oltre 200 mila uomini di truppa e 10 mila ufficiali, nonostante i fondi a disposizione di questa forza armata fossero estremamente scarsi. Pariliamo di un totale di 25 miloni lire, un cifra che non si discostava di troppo da quanto lo Stato investiva allo per mantenere i 2500 Carabinieri Reali.
Constatato che le paghe erano decisamente inferiori a quelle delle altre Forze Armate, si pensi che solo 750 dei 10.000 ufficiali venivano pagati e che, anzi, spesso militi e ufficiali erano obbligati a fornirsi vestiario ed equipaggiamento di propria spesa.
“[...] oltre alla camicia nera, alla cravatta e alle scarpe, alle quali ciascuno, senza eccezione, doveva provvedere per proprio conto. E molti ufficiali vestirono a proprie spese tutti gli uomini dei loro reparti.” (3)
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Il volontariato come base dell'arruolamento nella M.V.S.N

Come detto, l'arruolamento nella M.V.S.N. era esclusivamente volontario. Fino al 1927 furono arruolati i cittadini di provata fede fascista e d'età compresa fra i 17 e i 50 anni, dal 1927 il Gran Consiglio organizzò diversamente: compiuti i 18 anni, gli avanguardisti ( ultima "fase" dell'Opera Nazionale Balilla) venivano integrati nell'organico delle Legioni. La solenne cerimonia, tenuta ogni 21 aprile, consisteva nella consegna simbolica del moschetto al giovane milite.
Dopo la fondazione dei Fasci Giovanili, nel 1930, l'età minima per arruolarsi venne alzata a 20 anni. In questa fase di intermezzo, i giovani dai 18 ai 20 anni iscritti ai Fasci Giovanili partecipavano attivamente a corsi premilitari, tenuti e organizzati dalla Milizia, in visione di un futura adesione alla forza armata.
Le Legioni territoriali della M.V.S.N., in cui confluivano le giovani leve, erano composte da due battaglioni, uno denominato Battaglione CC.NN. di guerra, detto anche d'assalto, e un battaglione complementi, per integrare, in caso di bisogno, l'effettivo organico del primo. L'arruolamento, come detto sempre su base volontaria, aveva una valenza decennale e poteva essere rinnovato su richiesta del milite.
Il battesimo del fuoco non tardò ad arrivare, già nell'aprile 1925 la Milizia venne impiegata nella Riconquista di Libia, campagna volta a consolidare il controllo italiano sull'entroterra libico, combattendo aspramente contro formazioni irregolari di ribelli beduini.
Per non dilungare troppo lo scritto, e dopo aver fornito una infarinatura generale su cosa fosse la M.V.S.N., termino questa prima parte, che voleva essere solo di introduzione ad un argomento tanto ampio quanto complesso.
Diego Como
(1) Teoria di Salvatore Foderaro espressa nel suo libro, La Milizia Volontaria e le sue specialità.
(2) E. Moriconi, Dallo squadrismo alla Milizia, Il giornale d'Italia.
(3) Pierluigi Romeo di Colloredo Mels, Camicia Nera! Storia della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale dalle origini al 25 luglio Di Como potresti voler leggere: Basta polemiche, viva gli Alpini
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