Roma, la sinistra anti-italiana vuole cambiare via Nazionale in via della Costituzione
- Redazione
- 3 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min

Roma: la proposta della sinistra per cambiare il nome di via Nazionale
C’è una proposta che sta destando scalpore, ma che, in fondo, non dovrebbe stupirci, perché è solo l’ultima manifestazione di un’infame ideologia anti-nazionale che, dal '45, tenta (spesso riuscendoci) di riscrivere la nostra storia.
A Roma, la sinistra vuole cambiare nome a via Nazionale. Non una viuzza periferica, ma una delle arterie principali della città, simbolica oltre ogni modo, per ciò che rappresenta: nel cuore di Roma, cuore dell'Italia tutta, c'è una via dedicata alla Nazione. E questo, neanche a dirlo, la sinistra democratica e liberale non può tollerarlo.
L’idea geniale? Sostituire “Nazionale” con “della Costituzione italiana”. A promuovere l’iniziativa è una parte della maggioranza che sostiene il sindaco Roberto Gualtieri, in particolare i consiglieri comunali Giovanni Caudo e Tiziana Biolghini (Roma Futura).
«A Roma non c’è attualmente una piazza o una via della Costituzione italiana, mentre abbondano vie dedicate a re, papi e battaglie e mai si è pensato a un’iniziativa toponomastica in questo senso».
Da qui la proposta di Caudo e Biolghini per «onorare la carta fondamentale anche a Roma, sede della sua ratifica e designata all’articolo 114, comma 3 quale Capitale della Repubblica italiana, il cui ordinamento viene disciplinato dallo Stato». E, ovviamente, tutto questo si può fare solo ai danni di via Nazionale.
Contraddizioni della sinistra: Resistenza sì, ma niente Nazione
Chi saluta con favore questo cambiamento fa parte di quella schiera che durante le celebrazioni del 25 aprile rivendica l'eredità della Resistenza a colpi di Bella ciao e tricolore.
Ma c’è qualcosa che non torna: si esalta la lotta armata contro l’invasore, in nome del popolo italiano e della Patria, e poi si rinnega proprio il concetto di “Nazione”.
La parola “Nazione” non è un’invenzione ottocentesca, né una pericolosa costruzione fascista, tanto che anche a destra è spesso oggetto di riflessioni critiche. Nazione definisce l’idea di una comunità spirituale, culturale, storica.
Una realtà che precede lo Stato e lo giustifica. È la Nazione, non la Costituzione, a dare senso all’unità politica di un popolo. Proprio per questo, per una certa sinistra, il termine è diventato sospetto, quasi una bestemmia da rimuovere dal vocabolario pubblico: il minimo comun denominatore di un popolo è la sua identità, mentre la Costituzione e l'ordinamento che esso si dà, in un dato momento, sono, appunto, transitori.
Il feticismo costituzionale e l'iconoclastia toponomastica
Nazione non è un concetto di destra. È un concetto che, fortunatamente, precede le categorie della politica contemporanea. Ma per chi guarda alla realtà solo attraverso la lente di un'ideologia anti-italiana e anti-identitaria, tutto ciò che evoca radici, appartenenza, storia è da rifiutare in quanto “sovranista”, “reazionario” o di “estrema destra”.
La Costituzione è importante, certo. Quella carta, che rimane comunque contestabile, non esisterebbe senza l’unità nazionale, senza un popolo che si riconosce in un'identità comune. Invece viene usata come totem per riscrivere la geografia urbana.
Cambiare il nome a una strada non cambia la realtà: la Costituzione non nasce nel vuoto. È, in qualche modo, il frutto, o quantomeno un momento, della storia della Nazione.
Difendere via Nazionale significa difendere l’identità italiana
In una città come Roma, dove i marciapiedi si sgretolano, il traffico è paralizzante e i trasporti pubblici spesso assenti, la priorità diventa… cambiare il nome di una via. È la solita sinistra delle battaglie simboliche, delle mozioni di principio, dei gesti “civili” che servono più a lavarsi la coscienza che a migliorare la vita reale dei cittadini.
Perché si può anche intitolare una via alla Costituzione, ma se si rifiuta il concetto di Nazione, si stanno segando le radici che tengono in piedi quella cosa che ci accomuna e che precede e sopravviverà alle Repubblica.
Il punto non è difendere un nome di strada. Il punto è difendere un’idea: la Nazione non è una bestemmia, ma un patrimonio. Che non è di destra o di sinistra. Che, certo, non può essere ridotta a un feticcio retorico, ma neppure cancellata per fare spazio.
Chi si definisce “progressista” dovrebbe saperlo: non si costruisce il futuro rinnegando le radici. E se Roma è la capitale d’Italia, non può vergognarsi di avere una via Nazionale.
コメント