In molti credono che l’idrogeno possa essere una soluzione, un’alternativa e una speranza per il futuro dell’energia, ma partiamo da una premessa fondamentale… l’idrogeno NON è una fonte di energia, ma bensì un vettore energetico.
Cosa vuol dire che l’idrogeno è un vettore energetico?
Vuol dire che l’idrogeno in natura non lo possiamo trovare come il petrolio, il gas metano e il carbone; ma lo dobbiamo produrre a partire da altre fonti di energia. Proprio per questo motivo l’idrogeno viene inserito in varie categorie: marrone, grigio, blu, turchese, verde, giallo, rosa ecc. In base a come viene prodotto.
Gli idrogeno non inquinanti, gli unici ad avere senso e sui quale eventualmente investire, sono quello verde e quello blu, rispettivamente prodotti da fonti rinnovabili e dall’energia nucleare.
L’idrogeno, a partire da queste fonti, viene prodotto tramite elettrolisi: un processo che sfrutta l’energia elettrica che scinde la molecola d’acqua in ossigeno ed idrogeno.
Perché si parla di idrogeno?
Il mito dell’idrogeno è nato nella stampa in riferimento al settore dei trasporti, poiché - ai meno esperti - sembra possa essere utilizzato come il gas: ovvero bruciandolo direttamente nei motori e poter sostituire facilmente benzina e diesel senza produrre inquinanti.
Quando l’idrogeno viene utilizzato non viene bruciato in motori, ma passa per celle a combustibile che lo ritrasformano in energia elettrica e acqua. Questo perché è un processo più efficiente rispetto alla combustione… sostanzialmente le auto ad idrogeno sono vetture elettriche senza batteria.
Quali sono i problemi dell’idrogeno?
L’intero processo di conversione da energia ad idrogeno e da idrogeno ad energia ha un’efficienza di circa il 40% e se consideriamo che ad oggi non siamo completamente autosufficienti con le rinnovabili, e che saranno necessari decenni, si evince che sarebbe uno spreco enorme concentrarsi nella produzione di idrogeno pulito quando la stessa energia potrebbe essere utilizzata, con rendimenti superiori al 95%, nelle applicazioni che fanno un uso diretto di energia elettrica.
Ad esempio, un’auto ad idrogeno per percorrere 100 chilometri ha bisogno di circa 1kg di idrogeno, che a sua volta richiedono circa 60 kWh di energia. Invece un’auto elettrica per percorrere la stessa distanza ne richiede mediamente solo 16.5 kWh. È evidente come l’auto alimentata ad idrogeno sia molto meno efficiente e abbia bisogno di oltre 3,5 volte l’energia per percorrere la stessa distanza.
Dove avrebbe senso?
Le uniche applicazioni in cui ha senso investire nell’idrogeno sono i trasporti mediante mezzi pesanti: navi, aerei, camion e nelle linee ferroviarie non elettrificate. Poiché su questi mezzi è molto complicato utilizzare batterie che abbiano un buon compresso tra peso, prestazioni e costi.
Un altro settore dove ha senso investire nell’idrogeno è nell’industria che necessita di applicazioni ad alte temperature. Attualmente l’industria pesante è priva di opzioni elettriche e necessita della combustione di gas naturale; gas che potrebbe essere sostituito dall’idrogeno.
In conclusione, l’idrogeno avrà veramente senso quando saremo completamente autosufficienti ed in grado di utilizzare solo fonti rinnovabili, o il nucleare, e non sarà necessario sottrarre energia pulita al resto del sistema elettrico nazionale o ricorrere alla produzione di idrogeno con fonti inquinanti.