Vergogna rossa: a Gorizia sventolano bandiere della Jugoslavia del dittatore Tito, che infoibò gli italiani
- Matteo Respinti
- 31 mar
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 8 apr
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Bandiere jugoslave a Gorizia: tra provocazione e polemica
Nel pomeriggio di sabato 29/05, nel cuore di Gorizia, sono apparse diverse bandiere jugoslave, esposte come stendardi alle finestre di un palazzo in Corso Verdi.
Il fatto ha scatenato reazioni immediate da parte dell’amministrazione comunale e di numerose associazioni legate alla memoria delle vittime delle foibe.
Dopo ore di polemiche, l'associazione di promozione sociale Agorè ha rivendicato il gesto, dichiarando di averlo fatto in occasione del finissage della loro ultima mostra: «Abbiamo deciso di esporre le bandiere per una rievocazione filologica, se proprio vogliamo definirlo, un gesto artistico. Lungi da noi esaltare un momento storico tanto controverso».
La giustificazione dell'associazione non ha placato l’ondata di critiche.
Il Comune di Gorizia ha condannato con fermezza l’accaduto, definendolo uno «squallido gesto» e accusando i responsabili di sostenere indirettamente il totalitarismo anti-italiano del maresciallo Tito. La Lega Nazionale di Gorizia ha espresso il proprio sdegno con parole durissime: «Si potrebbe pensare a utili idioti, ma si tratta solo di idioti, i soliti piccoli minus».
Massimiliano Lacota, presidente dell’Unione degli Istriani, ha puntato il dito contro il sindaco Rodolfo Ziberna, accusandolo di aver creato un clima in cui simili provocazioni possono accadere impunemente.
Il regime di Tito e il dramma delle foibe
Le bandiere esposte richiamano, senza possibilità di equivoco, la figura di Josip Broz Tito, il dittatore comunista che governò la Jugoslavia con pugno di ferro. La sua immagine è legata a uno dei periodi più bui della nostra storia: il massacro delle foibe e l’esodo forzato di oltre 300.000 italiani da Istria, Dalmazia e Fiume.
Dopo la Seconda guerra mondiale, le truppe jugoslave di Tito misero in atto una violenta repressione contro gli italiani presenti nei territori annessi alla Jugoslavia. Migliaia di uomini, donne e bambini furono gettati vivi nelle foibe, cavità carsiche trasformate in fosse comuni, o deportati nei campi di prigionia dove trovarono la morte tra stenti e torture. Per i superstiti, l’unica alternativa fu l’esilio.
Esporre oggi le bandiere di quel regime in una città come Gorizia, che porta ancora le cicatrici di quei tragici eventi, è un atto di provocazione intollerabile.
E se fossero state bandiere del Terzo Reich?
L'associazione Agorè ha ribadito che la propria iniziativa non aveva intenti politici, ma solo una finalità artistica e filologica. Tuttavia, in un periodo storico in cui la memoria delle foibe è ancora oggetto di battaglie culturali e politiche, sarebbe inaccettabile anche solo credere che un gesto simile possa essere stato compiuto con leggerezza.
Una riflessione inevitabile emerge da questo episodio: cosa sarebbe successo se, al posto delle bandiere jugoslave, fossero state esposte bandiere del Terzo Reich? Chi lo avrebbe considerato un "gesto artistico"? La risposta appare ovvia, nessuno.
Il nazismo non tollera alcuna esaltazione, mentre il comunismo di Tito gode ancora, in certi ambienti, di una sorta di impunità storica. Eppure, i crimini commessi dal regime jugoslavo non sono meno gravi.
L'orrore delle foibe, gli esodi forzati, le persecuzioni contro gli italiani non possono essere minimizzati o trattati con leggerezza. La giustificazione dell’arte non può essere un lasciapassare per riscrivere la storia a proprio piacimento.
Memoria e rispetto: valori non negoziabili
Quanto accaduto a Gorizia dimostra, ancora una volta, al contrario di quanto sostiene la sinistra italiana, che si straccia le vesti ogni qual volta il Governo pone l'attenzione sella questione giuliano-dalmata, quanto sia importante preservare la memoria storica, rifiutare ogni forma di revisionismo e presidiare il ricordo della vittime delle foibe e dell'esodo, senza alcuna ambiguità. Non esistono crimini di guerra "accettabili" o "non condannabili" a seconda della convenienza politica. Le vittime delle foibe meritano rispetto, e ogni tentativo di riabilitare o minimizzare il ruolo del regime di Tito deve essere respinto con decisione.
In un contesto di pacificazione, che punta alla riconciliazione e alla memoria condivisa, episodi come quello di Gorizia rischiano di riportare indietro il dibattito e riaccendere, a ragione, antiche tensioni, nel nome dell'odio e dell'ideologia politica.
Matteo Respinti
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