Palestina è patria: lo sapeva il Fronte, la Destra l’ha dimenticato
- Andrea Campiglio
- 1 lug
- Tempo di lettura: 3 min
Ormai una decina di anni si è verificato un episodio che trovo sintetizzi bene l’errore di fondo che molti elettori di Destra compiono a proposito della questione Israelo-Palestinese.

Un paradosso di destra: quando l'indignazione ignora la verità
Un noto politico della Lega pubblica un post su Facebook in cui denuncia il rogo della chiesa della Moltiplicazione dei Pani in Galilea, nel nord di Israele. Subito, nei commenti è tutto un fiorire di indignazione contro gli arabi-musulmani-terroristi, che vogliono distruggere la nostra civiltà, e, di contro, un’esaltazione di Israele, che protegge l’Occidente dalla barbarie islamica.
Peccato che in tutto ciò alla notizia mancasse un elemento, non proprio secondario: i responsabili erano ebrei sionisti.
E non si tratta di un caso isolato, ma di una lunga serie di episodi: la Basilica della Dormizione, la Tomba di Maria a Gerusalemme, la Cappella dell’Ascensione, la Basilica dell’Agonia. Tutti luoghi santi per la Cristianità, vittime sì dell’odio religioso, ma di quello ebraico, non islamico.
Eppure ormai lo schema sembra definito e privo di possibili deviazioni: per l’elettore medio di Destra i Palestinesi sono i terroristi islamici mentre Israele è il baluardo della nostra civiltà, e pazienza se qualsiasi processione cristiana a Gerusalemme si trasforma in una gara di sputi, da parte degli ebrei più insofferenti, nella sostanziale impunità da parte delle autorità israeliane.
Certo, ci sono ancora poche eccezioni, però è evidente che ad oggi il pensiero politico “di Destra” (qualsiasi cosa il termine voglia dire) si sia appiattito su posizioni filo Israeliane e anti Palestinesi. Tuttavia, non è sempre stato così.
Dalla solidarietà con il popolo palestinese alla linea filo israeliana
Pochi giorni fa Il Fatto Quotidiano ricordava come solo negli anni ‘90 il Fronte della Gioventù chiedeva sanzioni contro Tel Aviv e di “fermare il massacro”. Ed eravamo nel 1990, appunto, quando ancora non si erano viste, se non parzialmente, azioni vergognose e criminali quanto quelle commesse oggi nella striscia di Gaza, da parte dell’IDF.
Ma anche guardando al Movimento Sociale Italiano, non erano pochi i politici, anche di primo piano, ad aver espresso il proprio appoggio alla causa palestinese: Pino Rauti, che esaltava la lotta per la difesa della propria identità culturale e spirituale da parte dei Fedayn; ma anche Romualdi, che sottolineava la nascita di Israele anche per volere dell’URSS comunista e come fosse nell’interesse dell’Italia avere una visione geopolitica mediterranea, sfruttando i suoi tradizionali buoni rapporti con il mondo arabo, come già si era tentato di fare precedentemente in ottica anti-britannica.
Insomma, a Destra di Palestina si è sempre parlato e la manichea divisione tra filo Israeliani di qua e filo Palestinesi di là è recentissima e non tiene conto della necessità di elaborare un pensiero politico complesso da parte della galassia missina.
Israele e Palestina: tra identità e coerenza politica
Un’ultima provocazione, per chiudere.
Se un popolo immigrasse in massa nella nostra nazione, reclamasse porzioni sempre più ampie di territorio e sostituisse le nostre tradizioni culturali e religiose con le proprie, imponendo una cultura diversa e costringendoci ad adattarci o, molto più spesso, ad andarcene, l’elettore medio di Destra come reagirebbe?
E se aggiungessimo che questo popolo immigrato, per ottenere una posizione di leadership, pratica regolarmente il terrorismo (Irgun, Banda Stern, Hagana), uccidendo anche cittadini europei e diplomatici occidentali (Folke Bernadotte) e mettendo bombe anche in paesi terzi e neutrali (attentato contro l’ambasciata Britannica a Roma)?
E questo senza contare tutti i risvolti più recenti: sistematica destabilizzazione del Medio Oriente, distruzione del Libano, passato da essere la “Svizzera del Levante” a diventare una nazione sfasciata in preda ai conflitti interconfessionali, crollo della componente Araba Cristiana (passata dal 20% ai tempi del Mandato britannico al 2% attuale), politica estera estremamente aggressiva, forse al di là delle reali capacità di gestione…
Ma davvero si può coerentemente definirsi identitari, spirituali, anche nazionalisti (termine che mi mette i brividi, ma vabbè) e poi chiudere gli occhi quando un popolo come quello palestinese si trova quotidianamente a lottare per preservare la propria identità nazionale, etnica e religiosa?
Andrea Campiglio
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