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Ipotesi neocoloniale: perché il Mediterraneo è passato, presente e futuro d'Italia

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Il Forum economico Italia-Libia


In questi giorni si è svolto a Tripoli il forum economico tra Italia e Libia, con la presenza del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni; un evento importante e concreto per la stabilizzazione del paese nordafricano e non solo, che ha permesso l'incontro tra le aziende e le realtà economiche italiane e libiche. La stabilità e la sicurezza di ogni stato, infatti, passano attraverso l'attenzione alla sfera di prossimità geografica; la Libia rappresenta quindi un tassello fondamentale per la sicurezza italiana.


La geografia è geopolitica, l'importanza storica del posizionamento italiano



Da sempre, la posizione geografica della penisola italiana è stata ragione di forza e vantaggio per le popolazioni italiche che l'hanno abitata: lo compresero gli antichi romani, i quali sapevano di non potersi elevare a potenza egemone finché Cartagine continuava ad esistere; in egual misura lo seppe, molti secoli più tardi, Francesco Crispi, Presidente del Consiglio del Regno d'Italia dal 1887 al 1891, che ribadì una verità fondamentale: «Signori, l'Italia è nel Mediterraneo! È necessario che di tanto in tanto ve lo ricordiate».


Al tempo di Crispi, così come oggi, la presenza di potenze straniere nel Mediterraneo era una realtà concreta e rappresentava una minaccia per **la prosperità** del Paese: basti pensare che la Francia controllava Algeria e Tunisia (occupata ai danni dell'Italia con il famoso schiaffo di Tunisi) e che la Gran Bretagna, stazionata in Egitto, controllava gli snodi di Gibilterra e Suez.


Questa situazione spinse il governo di Roma **ad occupare** la Tripolitania e la Cirenaica nel 1911. Non si trattava solo e soltanto di un non meglio definito "bisogno coloniale", quindi di una velleitaria **ambizione italica** di dare terra e sfogo all'immigrazione, ma di un vero e proprio progetto per la sicurezza geografica del Paese, nel contesto mediterraneo.


Questa prospettiva appare chiara leggendo le parole di Cesare Correnti (patriota e politico italiano di fine **Ottocento**) che disse in un discorso alla Società geografica italiana del 30 marzo 1873:


"Abbiamo voluto una patria e una patria l'abbiamo. Abbiamo risposto alla famosa ironia che riduceva l'Italia a un pleonasmo geografico; ora conviene trovar modo ch'ella diventi una potenza geografica... A chi vorrebbe addormentare l'Italia fra due solchi, rispondete colla carta geografica.


Il mare ci abbraccia d'ogni parte, il mare ci chiama, il nostro mare, che noi potremmo prestare ai nostri vicini d'oltre Alpi, i quali, se anche spaccassero col martello di Thor la cupola del ghiaccio che copre le regioni delle tenebre polari, desidererebbero pur sempre di lasciarsi sdrucciolare verso il sole.


Il mare ci chiama; gli è quello che hanno fatto le nostre repubbliche del medio evo: mercanti e marinai, questa fu la politica estera degl'Italiani, quando sentirono di non poter rifarsi romani... L'Italia... col presentimento in cuore che può venire, e venire anche presto, un giorno in cui si abbia bisogno di una generazione valida, spigliata, muscolosa, avvezza ad affrontare i pericoli ed a sopportare il dolore, che cosa può essa fare di meglio che mandare la sua gioventù alla scuola materna della terra e della natura?" [Potrebbe interessarti anche: L'identità nazionale dal Risorgimento alla Prima guerra mondiale]


Sfide e opportunità nel mediterraneo di oggi


Oggi, naturalmente, la situazione geopolitica è mutata, ma, sotto molti aspetti, non è molto diversa; le "primavere arabe" del 2011, sostenute da alcune nazioni occidentali, non hanno prodotto altro che caos e guerre civili croniche che, lo ricordiamo, minano la stabilità italiana. Infatti, queste, insieme all'ondata migratoria e alle difficoltà di approvvigionamento energetico, hanno visto, sempre riferendoci al Mediterraneo, l'ingresso di nuovi attori (in primis la Russia), come il ritorno di vecchi protagonisti che la storia aveva dato per sconfitti (in primis la Turchia).


Oggi, cementificare i rapporti con i governi nordafricani e mediorientali, impegnarsi nella ricostruzione delle infrastrutture e delle reti viarie devastate dalle guerre, così come sostenere l'agricoltura, gli apparati economico ed estrattivo e la valorizzazione dei siti storici (come Leptis Magna o Sabrata) può essere un'opportunità fondamentale per l'Italia.


Il nostro Paese si presenterebbe con un nuovo (o antico) volto al Mediterraneo e al mondo, il volto di una nazione affidabile che desidera, e potenzialmente è in grado di svolgere, un ruolo da protagonista negli equilibri geopolitici.


L'Italia è legata al suo mare e alle sue rive africane e mediorientali da innumerevoli motivi (storici, geografici, economici e, quindi, strategici); non si può essere patrioti se non si comprende il destino storico della propria Nazione e quello italiano guarda al Mediterraneo.


Alessio Benassi



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