L'Associazione Luca Coscioni, il cui frontman è l’arcinoto Marco Cappato, colpisce ancora: evocata dal Tribunale di Firenze, la Corte costituzionale (organo preposto a valutare la compatibilità tra le leggi costituzionali e tutte le altre) sarà chiamata a esprimersi sulla liceità del divieto di accesso alla procreazione assistita per le persone singole.
La Corte dovrà valutare l’articolo 5, della legge 40 del 2004, Norme in materia di procreazione medicalmente assistita.
L’articolo 4 recita:
«1. Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è consentito solo quando sia accertata l'impossibilità di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione ed è comunque circoscritto ai casi di sterilità o di infertilità inspiegate documentate da atto medico, nonché ai casi di sterilità o di infertilità da causa accertata e certificata da atto medico. […]
3. È vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo.»
Mentre l’articolo 5, quello incriminato, recita:
«1. Fermo restando quanto stabilito dall'articolo 4, comma 1, possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi.»
Sì, non vi siete sbagliati, la Luca Coscioni si batte perché le persone single possano godere della procreazione assistita e, quindi, possano fabbricarsi un figlio tutto per sé. "Servono un padre e una madre", si è ripetuto spesso di fronte alla possibilità per le coppie omosessuali di ricorrere alla provetta; "basta l’amore di due persone", ci si è sentiti rispondere di contro. Ora non serve più neanche quello.
In università, durante le discussioni con i colleghi e gli amici di sinistra, giunti al tema della genitorialità omosessuale, mi piaceva appellarmi alla ragione dei miei interlocutori domandando quale sarebbe stato il limite invalicabile, qualora avessimo deciso – e per questo si battono i progressisti – che a dar diritto a un figlio è l’amore – o, meglio, il suo surrogato moderno.
Due semplici amici, chiedevo provocatoriamente, non potrebbero amare un figlio? E, allo stesso modo, perché non due preti? E, invece, un convento? Ingenuo, mio malgrado, mi sono sempre spinto fino a domandare perché mai una singola persona, nel nome di quello stesso "amore" in base al quale le persone omosessuali ricorrono alla provetta, non dovesse aver diritto a un figlio.
Filomena Gallo, avvocato e segretario nazionale dell'Associazione, deve aver frainteso la mia provocazione, è lei, infatti, che assiste Evita, donna, torinese, single e di 40 anni, che aveva richiesto la procreazione assistita in un centro di fecondazione assistita in Toscana.
«Questa ordinanza rappresenta un passo importante verso l'affermazione dei diritti riproduttivi delle persone singole in Italia. Siamo fiduciosi che la Corte costituzionale possa riconoscere la discriminazione e l'ingiustizia di una norma che limita ingiustamente l'accesso alla genitorialità», ha dichiarato l’avvocato.
Così, invece, Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus:
«La Corte Costituzionale non autorizzi la nascita di figli orfani per legge, cosa che invece accadrebbe se proprio la Consulta dicesse di sì all’accesso delle donne single alla procreazione medicalmente assistita. Auspichiamo, dunque, che la Corte rigetti questa istanza, così come in passato ha negato un inesistente “diritto” all’utero in affitto. Allo stesso modo, infatti, in questo caso il punto fondamentale non è la pretesa di un adulto ad avere un figlio a tutti i costi, anche privandolo fin dalla nascita di un padre, ma è il diritto naturale di ogni bambino a nascere da una madre e un padre e ad avere e crescere con entrambi. La Corte non operi quindi un'ennesima ferita sulla legge 40/2004, dopo aver abbattuto in passato già numerosi paletti»
Ora attendiamo la Corte. Ora attendiamo di sapere dalla Costituzione se in Italia i singoli hanno il diritto, nel nome dell'egoismo, di chiamare, con violenza, persone innocenti alla vita. Non c'è da nasconderlo, questo verdetto lo aspettiamo solo per sapere se dovremo combattere. Non c'è alcuna possibilità che una persona degna di questa definizione accetti una tale violenza contro la natura umana.
Matteo Respinti